Toscana
Treni, porti, autostrade: ecco la Toscana del futuro
di Claudio Turrini
Dieci miliardi di euro in sei anni per ammodernare la Toscana. Governo e Regione hanno aggiornato l’intesa sulle grandi infrastrutture, già siglata nel 2003. Allora si trattava per lo più di intenti. Oggi è una lunga lista di opere da ultimare o già canteriabili. Dal completamento della Grosseto-Fano, al sottoattraversamento ferroviario di Firenze. Dagli interventi sui porti di Livorno, Piombino e Portoferraio alla variante dell’Abetone.
Il documento, firmato venerdì 22 gennaio a Palazzo Chigi da Claudio Martini e Silvio Berlusconi (presenti i ministri Raffaele Fitto, Altero Matteoli e Stefania Prestigiacomo), arriva a poche settimane dalle elezioni regionali. Una sorta di «eredità» che Martini è pronto a lasciare al suo successore. Con la «benedizione» dello stesso presidente del Consiglio che ha avuto parole di apprezzamento per il ruolo positivo svolto da Martini nella veste di commissario per Viareggio. «Mi auguro ha detto il premier che la prossima amministrazione sia all’altezza di questa che ha dato così buoni risultati».
Parole che hanno creato un po’ d’imbarazzo nelle file del Pdl toscano. Anche perché in tutti questi anni è sempre stata forte la contrapposizione tra la giunta Martini e i governi guidati da Berlusconi, con tante leggi regionali (l’ultima quella sull’acqua) impugnate da Roma e altrettante normative nazionali contestate o depotenziate dalla Toscana. Questa volta i due «nemici» si scambiano cortesie. «Un grande passo avanti, importante per la Toscana e per tutto il Paese», ha esultato Claudio Martini. È la «testimonianza dell’attenzione del governo per una Regione chiave», ha chiosato il ministro Altero Matteoli, che vede nell’intesa il possibile volano per la ripresa dell’occupazione.
Di intesa «estremamente positiva» parla anche il segretario generale Cisl toscana Riccardo Cerza. «Questi dieci miliardi di euro ci ha detto permetteranno alla Toscana di portare a termine le opere iniziate e quelle di cui si parla da anni, se non da decenni.. Adesso tocca alla Regione far sì che queste risorse si trasformino da subito in cantieri aperti e posti di lavoro, di cui oggi come non mai c’è bisogno. E bisogna anche impegnarsi perché i cantieri abbiano standard e tempi europei, ovvero tempi e spesa certi».
Ma per Cerza l’intesa non basta. Alla «Toscana serve una forte discontinuità ed un rilancio del modello di sviluppo economico e industriale da centrare sul manifatturiero di qualità e sul rilancio di un marchio Toscana legato all’eccellenza per territorio, turismo e patrimonio artistico».
«Soddisfatta» anche Confindustria Toscana. «Le istituzioni che decidono e collaborano afferma la presidente Antonella Mansi trasmettono fiducia; e le imprese, ma anche i cittadini, oggi hanno bisogno di sentire concretezza e un clima costruttivo. Senza scordare che le infrastrutture hanno un effetto anticiclico sull’economia, muovono pil e creano posti di lavoro». Ora però «si tratta ora di passare rapidamente alla fase due, quella dei cantieri. Perché tutto il nostro territorio ha questioni infrastrutturali irrisolte da decenni; e non possiamo permetterci che la ripresa, che si sta affacciando timidamente sui mercati, venga soffocata dai nostri gap competitivi. Occorre perciò un’attenzione rigorosa ai tempi delle realizzazioni, anche con strumenti penso ad osservatori o a tavoli istituzioni-imprese che monitorino settimana dopo settimana l’avanzamento dei lavori».
Dei 10 miliardi previsti dall’«intesa», 6 sono già disponibili, ma se ne dovranno trovare altri 4. Per la Mansi è importante che il documento firmato da Martini e Berlusconi ribadisca «l’importanza del ricorso anche al capitale privato per la realizzazione delle opere: è un passaggio strategico che consentirà di inaugurare finalmente la stagione del fare in un quadro di scarse risorse pubbliche. Ma gli investitori privati hanno bisogno di certezze nei tempi e nelle realizzazioni; attendere, come nel caso della Tirrenica, più di quarant’anni per dare il via all’autostrada significa scoraggiare gli investimenti sul territorio».
«Voglio dirlo con chiarezza aggiunge Mansi : trasformare questo pacchetto di interventi in occasioni perse, questa volta comprometterà davvero il futuro della Toscana». Perché «la nostra regione è storicamente un territorio di transito nei traffici nord-sud del paese; deve diventare uno snodo economicamente rilevante di quel flusso di merci e persone che ogni giorno la percorrono. Vuol dire reti viarie e ferroviarie efficienti; vuol dire un sistema aeroportuale e portuale competitivo; vuol dire grande efficienza logistica. La Toscana ha un tremendo bisogno di essere in rete con l’Europa, ma anche in rete con sé stessa. E le grandi reti europee trovano oggi strozzature inaccettabili proprio in Toscana».
Accanto alle cose che nel documento ci sono, la presidente di Confindustria sottolinea però anche quello che manca. «Ne ricordo tre su tutte. La prima è la Bretella Barberino-Incisa, che consentirà di liberare la mobilità dell’intera Toscana centrale dal congestionamento che ogni giorno interessa il tratto fiorentino dell’Autosole. Poi c’è la Due Mari: l’accordo copre ovviamente solo la parte toscana, dove pure restano ostacoli in provincia di Arezzo; ma la Due Mari dovrà arrivare rapidamente all’Adriatico, perché con la prossima realizzazione della Civitavecchia-Orte-Mestre la nostra regione rischia anche di essere marginalizzata ulteriormente nei traffici est-ovest del paese. Infine il sistema aeroportuale: il documento parla opportunamente di favorire l’integrazione fra i due principali scali regionali, anche attraverso un collegamento ferroviario veloce. Molto bene; si faccia rapidamente. Ma tutto questo deve andare di pari passo con il potenziamento e la messa in sicurezza di Peretola, cioè con la realizzazione della pista parallela. Senza questo intervento, che è una delle priorità più urgenti della prossima legislatura regionale, il sistema aeroportuale toscano non.. decollerà mai. È un danno per tutta la Toscana e un regalo agli aeroporti delle altre regioni».