Il 79% del traffico di esseri umani è finalizzato allo sfruttamento sessuale, il 18% al lavoro forzato. Il 20% del totale è costituito da bambini, che tuttavia diventano la maggioranza in alcune regioni dell’Africa e del Delta del Mekong, dove a causa della povertà finiscono abusati in mano ai pedofili, o preda di aguzzini che li sfruttano per cucire borse, raccogliere cacao, chiedere l’elemosina, farne soldati spietati addestrati a uccidere prima che a leggere. È la fotografia scattata dall’Ufficio delle nazioni unite contro la droga e il crimine (Unodc) nel primo Rapporto globale sulla tratta delle persone. Secondo la ricerca, le donne sono vendute e schiavizzate soprattutto per finire sul mercato del sesso, ma nel 30% dei Paesi costituiscono la maggioranza dei trafficanti: le ex-vittime diventano a loro volta carnefici. Nonostante ciò, denuncia Antonio Maria Costa, direttore esecutivo Unodc, rischiamo di combattere alla cieca per mancanza di informazioni dovuta all’ostruzionismo dei governi, molti dei quali negano ancora l’esistenza del traffico di esseri umani. Impossibile, secondo il rapporto, stimare la cifra globale delle vittime: il fenomeno sfugge alle statistiche ufficiali e spesso è fuori dalla giustizia penale. Sottostimato il dato sul lavoro forzato perché i laboratori sotterranei sono difficili da individuare.Secondo l’Onu, il numero delle vittime della tratta è destinato ad aumentare per l’acuirsi della crisi economica, che avrà come conseguenza una maggiore richiesta di beni e servizi a prezzi molto bassi. 155 i Paesi analizzati nell’indagine: assenti Cina, Libia e Tunisia, da anni al centro di inchieste e denunce sui traffici e le violazioni dei diritti umani. Il rapporto fa il punto sulle misure legislative adottate dal 2003, quando è entrato in vigore il Protocollo delle Nazioni Unite contro il traffico di esseri umani, principale accordo internazionale in materia. Da allora il numero degli Stati che lo hanno applicato è raddoppiato (da 54 a 125), ma esistono nazioni, soprattutto in Africa, che ancora non hanno la volontà o i mezzi per mettere in atto strumenti giuridici di contrasto. Solo sei anni fa, appena un terzo dei 155 Paesi esaminati aveva norme legislative contro il traffico di esseri umani. Il numero di sentenze contro i trafficanti di schiavi è in aumento solo in alcuni Stati, nella maggior parte si attesta sull’1,5 ogni 100 mila abitanti, fa sapere l’Unodc, livello particolarmente basso in relazione al presunto numero di vittime. A novembre 2008 il 63% di questi Stati aveva adeguato la normativa, approvando leggi specifiche contro lo sfruttamento della prostituzione e il lavoro forzato.Sir