Firenze
Tramvia: ci sono le competenze per realizzarla?
Se questo vale per la storia, di più vale per le bellezze artistiche e urbanistiche; vale ieri come oggi per le politiche infrastrutturali, e non è un caso che l’ultimo grande intervento urbanistico a Firenze risalga all’opera dell’architetto Poggi e riguardi i viali e il piazzale Michelangelo.
Il dolce far niente degli anni passati, i veti dell’allora Pci ad ogni ipotesi di ripensare la struttura e lo sviluppo della città, hanno portato ad una realtà sempre meno abitata e più sfruttata; ed il degrado ne rappresenta la naturale conseguenza.
Una città sempre più usata dai pendolari e turisti, abitata da anziani ed immigrati e nella periferia da famiglie sempre più monocellulari. Piena di motorini e di macchine, spesso ingolfata, con un servizio di trasporto pubblico scadente perché figlio di un’idea che ha favorito la mobilità privata, assegnando ad ogni cittadino e commerciante la proprietà di pezzi di strada pubblica. Una situazione insostenibile e dalla quale la maggioranza dei fiorentini vorrebbe oggi uscire.
Ma ciò che è drammatico è che a farci vivere all’interno di un sistema molto simile alle «montagne russe» siano i nostri amministratori. La vicenda di via Ghibellina, delle sue pietre più o meno antiche, e la decisione che la parte successiva a via Verdi, verso viale Giovane Italia non debba essere più riasfaltata ci fa pensare a scelte contraddittorie, la cui motivazione non vorrei fosse rappresentata dal potere d’interdizione di «comitati» che sono rappresentati anche all’interno dei partiti che governano la città.
Se la stessa impostazione fosse utilizzata per gli interventi sulla tramvia porterebbe a conseguenze forse oggi non comprensibili, ma domani dannose per il sistema di mobilità che la città di Firenze ha scelto quindici anni fa. E questo è certamente uno dei problemi nel governo della città: dalla prima decisione sulla tramvia sono passati 15 anni ed ancora non è finita. Credo siamo tutti consapevoli che tale scelta è stata fatta per intervenire sul sistema della mobilità, ormai ingestibile; che esso dovrà essere integrato con il trasporto su gomma e con una mobilità privata minore ma che sarà comunque presente; che è necessario un sistema di parcheggi sussidiario e utile in termini di dislocazione e di costo all’utilizzo dei mezzi pubblici e alla mobilità privata.
C’è però la necessità di un’idea d’insieme che non mi sembra di vedere all’interno dell’amministrazione comunale. Decidere di fare una tramvia e inserirla in un tessuto urbano già definito richiede conoscenze e competenze che non mi sembrano presenti. Così come occorre essere consapevoli che la progettazione esecutiva richiede la collaborazione di chi è urbanista, di chi deve costruire il basamento per le carrozze, di chi costruisce i mezzi meccanici che saranno utilizzati, della società che dovrà gestire il nuovo sistema di trasporto.
Tutti siamo consapevoli delle difficoltà, ma visto dall’esterno non si comprende se questo metodo di lavoro è attuato, anzi i continui cambiamenti vengono vissuti come una grande incertezza sul «da fare» e la mia preoccupazione è che se la tranvia, malauguratamente, non dovesse funzionare il danno economico e strutturale per la città sarebbe indescrivibile.
Le informazioni sulla tramvia sul sito del Comune di Firenze