Con 1971 boat people annegati nel Mediterraneo mentre sulle carrette del mare cercavano di raggiungere dal Nordafrica le coste europee, il 2011 detiene il triste record dell’anno più mortale’ per i boat people, ha detto ieri la rapporteur dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Tineke Strik, al termine dell’audizione sul tema promossa a Parigi dalla Commissione per l’emigrazione dell’organismo di Strasburgo. Mai come quest’anno il Mediterraneo è stato attentamente monitorato a causa della guerra civile in Libia, eppure un numero senza precedenti di boat people muore annegato o sparisce tra i flutti, aggiunge la parlamentare olandese che da qualche mese conduce una meticolosa inchiesta per conto dell’Assemblea di Strasburgo su questi naufragi. Sappiamo aggiunge – che qualsiasi natante, anche le navi da guerra, ha il dovere di effettuare operazioni di salvataggio anche se si trova al di fuori dei percorsi di perlustrazione. A questo punto sorgono spontanee alcune domande: Dove comincia la responsabilità giuridica e dove finisce quella politica? Ecco le questioni sulle quali stiamo tentando di fare chiarezza. Il rapporto della Strik verte soprattutto sull’incidente del marzo scorso, nel quale perirono nel Mediterraneo 63 emigranti in fuga dalla Libia il cui Sos sembra sia stato ignorato. Le dichiarazioni dei sopravvissuti all’incidente si legge nel rapporto sono coerenti tra loro. Però dobbiamo continuare a raccogliere ulteriori dati e informazioni sulle unità presenti in quel momento nella zona. Siamo ancora in attesa che la Nato e l’Ue ci trasmettano le immagini riprese dal satellite e ogni altra informazione in loro possesso. (Sir)