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Tragedia tsunami, ricominciare da capo
Si parla di orfani rapiti a scopo di sfruttamento sessuale, le risulta?
«Qui in Thailandia è da escludere completamente. La gente ha paura di fare il male perché, secondo il buddismo, se sbagli paghi. Sulla costa sono però tanti gli orfani: circa 60 hanno perso papà e mamma, 40 hanno perso il papà e 17 la mamma. Ma parecchi bambini che abbiamo raccolto nei nostri centri sulla costa hanno già ritrovato i genitori o i parenti. Bisognerà poi provvedere alla scuola, al mantenimento».
Serve inviare personale internazionale oltre agli aiuti umanitari?
«Il capo dell’esercito del Sud ci ha detto che è inutile mandare giù altra gente, perché si porta solo confusione, soprattutto se non si conosce la lingua. Oramai i dispersi sono nelle fosse di acqua stagnante, per cui bisogna bonificare al più presto. Si tende a far lavorare i tailandesi a tempo pieno per ristabilire un modus vivendi libero dall’incubo delle malattie, perché le pozze sono un covo di malaria e di altre malattie infettive».
Sono passati pochi giorni dalla tragedia e già si vedono foto di turisti che prendono il sole Che ne pensa?
«Purtroppo è vero e fa una certa impressione. Ma i thai stessi dicono: Per favore non abbandonateci, anche se al momento non potete venire qui andate nelle altre località. Anche io ho detto ai miei amici di venire a fare un bel giro in Thailandia perché il turismo è comunque la prima entrata della nazione».
Potrebbe essere l’occasione per ricostruire forme di turismo più rispettose dell’ambiente, della popolazione e delle culture locali?
«Il turismo sessuale non è più così sfacciato come anni fa ma esiste in modo subdolo ed essendo un fatto culturale noi insistiamo sull’educazione, per dare dignità ai poveri».