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Tragedia migranti: Chiese europee, l’Europa non si rassegni
Unite nella preghiera ma anche nel lanciare un deciso e unanime appello perché i governi europei non si rassegnino alle tragedie del mare. All’indomani del drammatico naufragio al largo delle coste maltesi, le Chiese europee esprimono lo stesso dolore e la stessa preoccupazione per il futuro.
Riuniti a Bucarest per un incontro sul tema della famiglia, i presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi del sud-est Europa hanno pregato per le vittime e i loro familiari. «Il Mare Mediterraneo – scrivono in un comunicato – ha vissuto una ulteriore tragedia, inghiottendo la vita di più di 700 persone, in cerca di una vita più dignitosa e che sono state sfruttate da gente senza scrupoli». Da qui l’appello dei vescovi che si unisce «a tutti quelli che rifiutano di rassegnarsi alla violenza e sfruttamento», e il monito a considerare che «ogni uomo sia rispettato nella sua dignità di figlio di Dio». Preghiere vengono assicurate anche dai leader della Conferenza delle Chiese europee (Kek), l’organismo che riunisce Chiese protestanti, anglicane e ortodosse d’Europa.
«Questa catastrofe – si legge in un comunicato della Kek – ci ricorda l’impegno quotidiano profuso nel Mediterraneo dalle guardie costiere italiane, maltesi e greche che sono largamente lasciate sole in operazioni di soccorso». Reagendo a questa tragedia Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese, ha chiesto «una rinnovata solidarietà e azione e per una rinnovata e rafforzata risposta europea collettiva». «Chiediamo sforzi più significativi a livello europeo per la ricerca e i soccorsi e chiediamo agli Stati membri dell’Unione europea di contribuire in modo sostanziale e rapidamente a tali sforzi, al fine di prevenire in futuro la perdita di altre vite umane che tentano disperatamente di raggiungere le coste europee». Secondo il pastore luterano Tveit, «queste tragedie indicano anche la necessità di rafforzare gli sforzi per affrontare alla radice le cause della povertà, dell’insicurezza sociale dovuta ai conflitti nei Paesi di provenienza dei migranti». E Doris Peschke, segretario generale della Commissione della Kek per le migrazioni in Europa aggiunge: «Solo garantendo percorsi legali e sicuri di accesso in Europa si possono prevenire queste tragedie. Questo include anche un aumento di concessione dei permessi ai rifugiati per le persone provenienti da Paesi in conflitto, come la Siria e l’Eritrea. Abbiamo bisogno di passaggi sicuri».