Italia
TRAFFICO ESSERI UMANI, DA FIRENZE LA DENUNCIA DELL’ABBÉ PIERRE E DI DON BENZI
Una forte richiesta all’Europa di politiche di accoglienza e accompagnamento delle vittime della tratta di esseri umani, con proposte concrete per farle uscire dallo sfruttamento: la possibilità di fruire di una sorta di diritto d’asilo per chi sceglie di uscirne, indipendentemente dalla denuncia o meno degli sfruttatori (come già accade in Italia con l’art.18); la disponibilità di alloggi e occupazione, le multe ai clienti, un maggiore coinvolgimento delle Questure. Sono alcune delle prime idee già emerse in apertura delle Giornate europee di Firenze Insieme contro la schiavitù contemporanea, che riuniscono da oggi (fino al 21 ottobre) rappresentanti di organizzazioni e istituzioni di 25 Paesi europei, per iniziativa di Emmaus internazionale, Emmaus Europa, e in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti di Firenze.
Dalle cifre fornite durante l’incontro, le persone trafficate nel mondo vanno da 700mila fino a 2 milioni, in Europa arrivano illegalmente circa 300mila ragazze dai Paesi dell’Est, soffrendo fisicamente e psicologicamente le conseguenze della schiavitù. Tutto ciò, mentre nessun Paese europeo ha ancora ratificato la Convenzione per i diritti dei migranti, che garantirebbe maggiori opportunità alle vittime.
Don Oreste Benzi, fondatore dell’associazione Papa Giovanni XXIII, ha denunciato che oggi il 50% delle donne trafficate sono minorenni, perché c’è una domanda spaventosa da parte di gente incosciente. La sua associazione in 15 anni ha liberato 5.500 ragazze, e attualmente 261 sono accolte nelle loro strutture, soprattutto nigeriane, romene, moldave e ucraine. Secondo don Benzi, per risolvere il problema basta la volontà politica, che attualmente non c’è. Il metodo è molto semplice,come testimonia l’esempio di Rimini: basterebbe che, in tutte le province italiane, le Questure si impegnassero a togliere le ragazze dalla strada e a portarle nei centri, dove grazie all’art.18 del testo unico sull’immigrazione del 1998 riusciamo a dare loro accoglienza e lavoro.
L’alloggio e il lavoro, compreso nei Paesi di provenienza, sono le due priorità realistiche sottolineate anche dall’Abbé Pierre, il 93enne fondatore di Emmaus. Se ci fosse l’alloggio e il lavoro per tutti – ha affermato l’Abbé Pierre – vedremmo scomparire rapidamente lo sfruttamento, perché si assicurerebbe alle persone l’indispensabile per vivere. Invece oggi in tutte le città europee questo è un problema enorme.