In questa lunga estate assolata le iniziative volute e partecipate dai giovani sono in prima pagina. Due «pellegrinaggi» in particolare rappresentano il cammino dei giovani che, nel silenzio e nella preghiera, cercano l’incontro con Dio anche attraverso il contatto riconciliante con la natura e l’ambiente: «Homo viator» e la marcia francescana La Verna-Assisi.E’ iniziato sabato 21 luglio il pellegrinaggio a piedi che porterà un centinaio di giovani a percorrere, in sedici giorni, con tappe di circa venti chilometri ciascuna, le strade della diocesi toccando tutte le zone pastorali. «Homo viator» (così è stato denominato il pellegrinaggio) si svolge sotto il segno del vescovo martire San Donato ed è un vero e proprio «cammino» che, sulle orme del patrono, permette ai giovani di «comprendere la sua vita e l’itinerario che ha fatto per incontrare tutte le comunità dei fedeli».Il cammino è iniziato ad Arezzo, è proseguito per Castiglion Fiorentino e Cortona, ha fatto tappa a Camucia, dove il gruppo dei giovani è stato accolto da una rappresentanza della comunità parrocchiale, è continuato per Foiano, Marciano, le Vertighe, Monte San Savino, Rapolano, Castelnuovo Berardenga, secondo l’itinerario di massima stabilito per la prima settimana.Un pellegrinaggio, ideale continuazione di quello del Crocifisso di Cimabue, che è silenzio, meditazione, preghiera, alla scoperta di luoghi, situazioni, persone che formano il tessuto connettivo della diocesi. Lo stile è quello della povertà e della semplicità evangelica, che richiama molto da vicino il cammino degli apostoli e il gioioso peregrinare in santa letizia di Francesco e dei suoi frati, che proprio su queste strade predicarono il Vangelo non tanto con le parole, quanto con l’austerità della vita, l’umiltà, la semplicità e l’incontro cordiale e fraterno con la gente.Altro impegno e altro incontro che attende in questi giorni i nostri giovani, la marcia francescana, che, partendo dalla Verna, vedrà la sua conclusione il 2 agosto alla Porziuncola di Assisi, per la festa del Perdono. San Francesco, ardente di desiderio per il bene delle anime, ottenne dal papa Onorio III l’indulgenza plenaria per tutti coloro che, pentiti e confessati, avessero visitato la Porziuncola, e ne diede l’annuncio al popolo dicendo: «Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in paradiso». Da allora la festa del Perdono è celebrata in tutte le chiese francescane del mondo e i giovani colgono anche questa grande opportunità per incontrare il Signore nella pace del cuore e nella serenità dello spirito.Le due iniziative costituiscono forse due forme di vacanze alternative in amicizia e fraternità fra le bellezze della natura? Penso che siano qualcosa di più. Probabilmente questi due momenti inducono a ricordare le parole pronunciate da Papa Benedetto al castello di Mirabello, durante il suo periodo di riposo a Lorenzago di Cadore: «Davanti a questo spettacolo di prati, di boschi, di vette protese verso il cielo, sale spontaneo nell’animo il desiderio di lodare Dio per le meraviglie delle sue opere, e la nostra ammirazione per queste bellezze naturali si trasforma in preghiera. Ogni buon cristiano sa che le vacanze sono tempo opportuno per distendere il fisico e anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione». Del resto Gesù stesso non invitò i discepoli affaticati dalla pressione della folla e dal lungo cammino per annunciare il regno di Dio e starsene un po’ in disparte e a riposarsi?Preghiera e silenzio, dunque, che fanno bene all’anima in questa tremenda calura estiva. A proposito di silenzio, nei nostri giorni non più tanto «di moda», mi è capitato di leggere, qualche settimana fa, «L’avventura del silenzio» di José F. Moratiel (ed. Cittadella). Ne approfitto per riportare alcune espressioni che ci aiutano a comprendere il valore del silenzio e della meditazione: «Il silenzio è una grande ribellione contro il nostro disordine. È una speranza. Cerchiamo la nostra personale trasformazione dando ascolto alla nostra intima profondità, perché, se Dio sta dentro di noi, è nostro compito, nostro diritto e nostro dovere incontrarlo. Nel silenzio si possono abbattere i muri che ci separano dalla vita. Il silenzio non è una prigione. È respirare liberamente. Nel silenzio possiamo godere noi stessi e gustarci. Occorre tacere, non solo con la parola; anche il nostro corpo deve rimanere quieto». Che dire allora? Pellegrinaggi «sui generis», all’insegna dell’entusiasmo giovanile? Certamente, ma animati da una carica spirituale che sicuramente lascerà un segno.Benito Chiarabolli