Toscana
Tra dieci anni l’Arno non farà più paura
Nei prossimi anni qualcosa potrebbe cambiare, grazie al Piano di assetto idrogeologico dell’Arno il Pai che consentirà di avviare i primi lavori. Si tratta di un grande piano che detta le linee guida per la messa in sicurezza idrogeologica dell’intero bacino dell’Arno e di città d’arte come Firenze e Pisa. Il Piano, adottato di recente dal Comitato istituzionale, individua gli interventi per rimuovere il pericolo alluvioni e abbattere quello di frane. Oltre al piano per l’Arno è stato adottato anche quello per il bacino pilota del Serchio.
Il piano per l’Arno mette sotto osservazione 9200 chilometri quadrati di territorio di cui 375 con 8263 nuclei edificati ad alto rischio alluvione e 18,1 kmq con 853 nuclei edificati ad alto rischio frana. Questi alcuni dei numeri del piano che è stato illustrato dal ministro dell’Ambiente Altero Matteoli e dal segretario generale dell’Autorità di Bacino dell’Arno, Giovanni Menduni.
«Abbiamo varato ha rilevato Matteoli un piano concreto che fornisce indicazioni chiare ed efficaci per la messa in sicurezza dell’Arno. Lo strumento principale per attuare il Piano in maniera efficiente e tempestiva sarà quello dell’accordo di programma che serve a coinvolgere tutte le parti interessate in tempi brevi e con un percorso concordato».
Costo dei lavori più urgenti 200 milioni di euro, da spendere in dieci anni dal 2005. Metà li metterà il ministero dell’Ambiente, l’altra metà sarà a carico di enti locali, associazioni di categoria Industriali e Conciatori, tra gli altri e privati interessati a metter al sicuro le proprie attività: Armani, Dolce&Gabbana, Fendi, Gucci, Ungaro.
I primi interventi serviranno alla sicurezza del Casentino, Valdarno, Firenze, il distretto conciario, Pisa. I lavori nel Valdarno saranno in sinergia con le varianti delle statali 69 e 71. Alcune opere potrebbero partire già domani perché i progetti sono già pronti. Per ora il ministero ha in cassa solo 42 milioni di euro, che consentiranno di aprire i primi cantieri. Ne mancano ancora 58, enti locali e privati hanno già dato la loro disponibilità di massima a concorrere nelle spese.
In particolare la Regione pensa alle casse di espansione di Figline, di Roffia e di Montopoli che servono a mettere in sicurezza un’area molto vasta che va da Firenze al comprensorio empolese fino al distretto conciario e alla città di Pisa.
Fin qui i progetti per rendere più sicuro l’Arno. Ancora dieci anni, poi i toscani potranno stare tranquilli, anche se piove.
«Si tratta di un lavoro importante – ha sottolineato il ministro dell’ambiente Altero Matteoli che permette di avviare in modo coerente gli interventi per la messa in sicurezza dal rischio frana e alluvione in un territorio che, soprattutto in questi ultimi anni, ha sofferto di numerosi episodi di dissesto idrogeologico. Il territorio del bacino del fiume Serchio è infatti fragile ed ha bisogno di particolari cure e di una pianificazione attenta che questo piano ora può assicurare».
Le competenze sul territorio toscano, oltre che delle Autorità di bacino nazionali dell’Arno e del Serchio, sono di quelle interregionali del Fiora e del Magra, e dei bacini regionali dell’Ombrone, della Toscana Costa e della Toscana Nord.
L’importo necessario al finanziamento degli interventi è pari a 60 milioni di euro.
Si tratta di un sistema di casse di espansione piccole e medie, diffuse sul territorio in corrispondenza delle maggiori criticità, oltre ad interventi sul reticolo. È inoltre previsto un invaso ad uso plurimo a Praticello, lungo l’asta del Bisenzio in provincia di Prato: trattandosi di un invaso ad uso plurimo, oltre a laminare le piene dell’alto Bisenzio, è sinergico con la gestione della risorsa idrica e la produzione di energia rinnovabile. L’importo necessario al finanziamento degli interventi è pari a 40 milioni di euro.
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