Toscana

Toscana, mancano dispositivi di protezione: a rischio gli infermieri che lavorano in Rsa, carceri e strutture private

“Non abbiamo nulla in contrario alle requisizioni di dispositivi di protezione, purché poi arrivino a tutti. Ai colleghi è stato detto di rivolgersi alla propria Asl di riferimento ma non riceviamo risposte in questo senso. Si tratta di dispositivi necessari per gli infermieri che devono operare in Rsa, carceri e strutture convenzionate: non possiamo permettere che si ammalino”, afferma con forza Danilo Massai, presidente di Opi Firenze Pistoia.

“Alcuni datori di lavoro – precisa – hanno regolarmente fatto richiesta di maschere, visiere, occhiali ai propri fornitori, ma questi hanno spiegato che è stato imposto il blocco di vendita di articoli per la protezione individuale, mentre per quelli provenienti da fuori confine alcuni carichi sono stati requisiti. Tutto per dare precedenza alla distribuzione al Servizio Sanitario Nazionale”.

“Se il personale sanitario dovesse infettarsi – prosegue – chi garantirà il servizio nelle Rsa? Alcuni ospiti neppure hanno i parenti. E nelle carceri come si potrà gestire l’assistenza? Comprendo che i dispositivi di protezione vengano fatti gestire direttamente dalle aziende sanitarie e ospedaliere, ma queste devono fornirle anche agli operatori privati”. Un’emergenza dunque nell’emergenza quella che riguarda i professionisti sanitari che lavorano in Rsa, carceri e strutture private convenzionate che, al pari degli altri, non possono fare a meno di dispositivi adeguati, per la tutela di se stessi e dei cittadini con cui entrano in contatto.