Toscana

Toscana, l’agriturismo è di casa

DI ANDREA BERNARDINI

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Dalle 25 alle 28 mila persone all’anno sono accolte negli agriturismi della nostra regione. L’agriturismo toscano piace. La conferma arriva dagli stessi utenti delle strutture: oltre la metà dei clienti, infatti, hanno giudicato l’accoglienza ottima, il resto si è dichiarato soddisfatto. A far salire l’indice di gradimento hanno contribuito la qualità degli alloggi – ottimi per il 18 per cento, più che soddisfacenti per il 72 per cento –; la cucina apprezzatissima da 55 ospiti su 100 e ritenuta buona dal resto degli interpellati; la possibilità di acquistare prodotti agricoli. Positiva anche la valutazione per le attività ricreative svolte in azienda o nelle immediate vicinanze, considerate nel’80% dei casi «più che soddisfacenti».

Le associazioni che riuniscono i titolari di imprese agrituristiche, dunque, incassano i complimenti degli utenti. Secondo una statistica della Coldiretti nazionale realizzata in base anche a dati della nostra regione, l’agriturista «medio» ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, è laureato, straniero, svolge lavoro di ufficio come impiegato e sceglie l’agriturismo per la qualità ambientale ed enogastronomica. Sono 2105 le aziende agrituristiche in Toscana, concentrate soprattutto nelle provincie di Siena, Grosseto, Firenze, Arezzo, Pisa e Livorno (cfr tabella). E la Toscana è, dopo l’Alto Adige, la regione con più alto numero di aziende agrituristiche.

«La crescita dell’agriturismo in Toscana – commenta Alessandra Lucci , presidente di Coldiretti Toscana – è un risultato che nasce soprattutto dal significativo processo di qualificazione che ha attraversato il settore. Negli utimi anni, infatti, le aziende si sono attrezzate per arricchire con servizi culturali e ricreativi un’offerta che, in passato, ha avuto i suoi punti di forza quasi esclusivamente sulla capacità di attrazione esercitata dal paesaggio, dall’ambiente e dalla genuinità dei prodotti».Qualche esempio? Piace agli speleologi e agli appassionati della natura l’azienda agricola di Antonella Guglielmi, sistemata nel cuore del parco delle Apuane: dalla sua fattoria, infatti, ci si avventura nell’Antro del Corchia, una delle grotte più grandi d’Europa; da qui partono anche suggestivi itinerari guidati dalle guardie forestali, assai apprezzati dai fan della botanica. Antonia D’Arnese nel suo agriturismo Podere Canova, a pochi passi da San Miniato (Pisa), ha allestito un osservatorio astronomico. Marco Minardi, nel suo agriturismo del Mugello, ha messo su un allevamento «riservato» ad antiche razze: attraverso una serie di incroci in regressione, Minardi è riuscito a ricostruire «animali d’epoca». Tra questi, i suini e, in particolare le razze Mora Romagnola e Cinta senese. «Vivere qui – dice il “porcaro” – è come vivere in un feudo medievale. In azienda, con gli animali storici, ci sono anche un museo di armi d’epoca, una discreta biblioteca storica e gli ospiti, volendo, possono imparare un po’ di cucina medievale o a tirare la spada».

Di là da percorsi alternativi (più di un’azienda agrituristica su 10 in Toscana offre ai suoi visitatori l’opportunità di attività ricreative e culturali) è ancora trainante la genuinità dei cibi prodotti e consumati in agriturismo.

Già, la genuinità dei prodotti. Secondo l’Associazione produttori biologici della Toscana «sono sempre più numerose le aziende convertite al metodo bio che offrono ospitalità». Alla fine del mese di giugno, erano 296 le aziende agrituristiche operanti nel biologico: segno evidente che su 100 aziende specializzate in produzioni eco–compatibili, 15 avevano deciso di dedicarsi anche all’accoglienza. Giovanni Cannas con la sua fattoria da Lischeto di Volterra è uno di questi: parte dei suoi 250 ettari di terreno sono destinati al pascolo di circa mille pecore di razza sarda. Dalle sue pecore ha origine il «pecorino delle balze volterrane»: prodotto con latte crudo del proprio allevamento, ha un contenuto naturale di grasso pari al 38% sulla sostanza secca e viene coagulato a 38 gradi centigradi con caglio naturale. Dopo un lungo processo di lavorazione, il pecorino è trattato con cenere di olivo o di leccio per rallentarne il naturale processo di diffusione della muffa e per mantenere l’umidità.

«Le aziende agrituristiche? Il miglior biglietto da visita per il nostro territorio» afferma Massimo Camillieri, titolare dell’azienda agrituristica Le Castelline a Pontedera e presidente della Coldiretti di Pisa. Camillieri parla a proposito: la scorsa stagione ospitò per diversi giorni un giornalista del New York Times e, grazie all’amicizia nata in azienda, la Toscana trovò vasta eco in quel quotidiano a grandissima diffusione.