Toscana

Toscana, i buyers italiani: “Le aziende del manifatturiero soffrono la crisi del sud-est asiatico”

A Firenze il vertice internazionale di 600 professionisti che si occupano di acquisti e forniture: l’Ifpsm World summit organizzato da Adaci Italia

Fabrizio Santini

“A Firenze abbiamo riunito oltre 600 persone per il World summit, con rappresentanti di 4 continenti che si sono confrontati sulle soluzioni a questo stato di crisi globalizzato. Come si supera questa situazione complicata? L’instabilità geopolitica si affronta con una filiera corta, facendo leva sulla sostenibilità, e poi con innovazione e creatività”.

A dirlo è Fabrizio Santini, presidente Adaci Italia, l’Associazione italiana dei Manager degli Acquisti e del Supply Management che ha organizzato a Firenze l’Ifpsm World summit 23, convegno internazionale dei professionisti che si occupano di gestione acquisti e forniture.

“Le aziende manifatturiere sono quelle che soffrono di più perché scontano la pesante mancanza di vendita di prodotti – spiega Santini -. Il settore del made in Italy che, ad esempio, commerciava molto con la Russia, in questo momento ha frenato. E la crisi che si sta aprendo in Cina è un altro mercato che si chiude. La Toscana è in gran parte manifatturiera e, quindi, soffre. Tante aziende toscane, che si erano orientate verso il sud-est asiatico, fanno oggi una gran fatica rispetto a dieci anni fa. Difficoltà, ovviamente, anche per il settore del gas visto che molte commesse sono in Russia. Mentre le aziende farmaceutiche, visto il periodo del Covid, sono quelle che godono di maggiore salute”. 

“Una situazione molto difficile, perché quello che abbiamo vissuto negli ultimi quattro anni è un cataclisma per le filiere di fornitura – sottolinea il presidente di Adaci Italia -. Nel 2019 tutti i settori erano in fase di sviluppo, nel 2020 è divampata la pandemia che ha stravolto il modo di vivere. 2021 e 2022 sono stati anni migliori ma, comunque, lontani dalla mole di fatturato del 2019. Nel 2022 si è cercato di recuperare, ma se il mercato non recepisce quello che produci prima o poi sei costretto a fermarti. Ed è quello che è successo in diversi settori nel 2023. A questo si è aggiunta l’instabilità politica con la guerra tra Ucraina e Russia, che ha reso difficoltoso l’approvigionamento di materie prime, e fatto innalzare i costi energetici – ricorda Santini -. Come si arginano queste difficoltà? L’obiettivo è quello della filiera italiana, robusta ed economicamente sostenibile. Robusta che ti permetta di creare “business continuity”, la possibilità di mantenere la fornitura costante nel tempo; un fornitore vicino, che abbia una solidità economica e che non abbia criticità produttive. Una sostenibilità, poi, calibrata sulla natura e sull’uomo”.