Toscana
Toscana: contratti precari aumentati di oltre 120 mila
A confermarlo due rapporti che vedono l’Italia in crescita del 3,4% in dieci anni e un aumento anche nella nostra regione
Mano a mano che i lavoratori con contratto a tempo indeterminato vanno in pensione e i giovani fanno il loro ingresso nel mercato del lavoro, l’ago della bilancia della tutela contrattuale pende sempre più marcatamente dalla parte del lavoro precario. La sostituzione di tipologie di contratti stabili con quelli precari a tempo determinato interessa tutta la penisola italiana anche se con notevoli differenze territoriali. A livello europeo, l’Italia, con il 13,5% di contratti a tempo determinato, occupa il sesto posto in Ue (dopo Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Francia e Finlandia).
Ma il Belpaese, secondo l’elaborazione di Openpolis su dati Eurostat, è il paese in cui l’incidenza dei contratti a termine è più aumentata nel corso dell’ultimo decennio: +3,4 punti percentuali tra 2013 e 2022. In Italia, secondo quanto rileva Istat, si tratta di una condizione che ha un’incidenza più elevata al Sud e in generale che riguarda maggiormente le donne e i giovani. Per quanto riguarda la Toscana, la fotografia sull’attuale situazione è arrivata recentemente dal focus Ires, il centro studi della Cgil Toscana, intitolato «L’economia tiene? Per chi?».
Sulla base dei dati relativi alle forze di lavoro Istat, il focus evidenzia che a fine 2022 gli occupati in Toscana risultano poco più di 1,6 milioni, con un aumento sull’anno precedente del 4,6% per un livello occupazionale che supera di circa il 2,1% il valore pre-Covid (+34mila). In contrazione sono i disoccupati (-8,8%) che insieme a un parallelo ridimensionamento degli inattivi in età da lavoro (-5,2%) sembrerebbero segnalare un mercato del lavoro dinamico con apporti positivi rispetto a un lento riassorbimento dei disoccupati nell’immediato post pandemia e a un calo dei lavoratori scoraggiati, quelli che hanno smesso di cercare un’occupazione. Questi ultimi su base congiunturale aumenterebbero tuttavia dell’1,3% e del 2% negli ultimi due trimestri del 2022. In termini generali, dal rapporto Ires emerge che più di due terzi dei contratti di lavoro siglati nel 2022 sono ascrivibili a forma di lavoro a termine o comunque atipico. Nello specifico, nel 2022 solo il 29% dei nuovi assunti era a tempo indeterminato con una tendenza sempre più marcata quindi verso le precarizzazione dei contratti di lavoro.
L’Ires evidenzia che il saldo dei tempi indeterminati, ovvero la differenza tra chi va in pensione o viene licenziato e chi invece viene assunto, in Toscana, negli ultimi due anni è negativo per 55mila lavoratori. Dall’altra parte, invece, il saldo dei contratti precari è positivo per 127mila dipendenti. Mentre quindi i contratti a tempo indeterminato, tra attivazioni e cessazioni, sono diminuiti di oltre 56 mila unità in regione nell’ultimo biennio, i contratti precari sono aumentati di oltre 120mila. Gianfranco Francese, presidente Ires Toscana, sottolinea «lo stridente ossimoro rappresentato dalla realtà raccontata dalle principali istituzioni economiche e finanziarie internazionali e la realtà evidenziata dal peggioramento delle condizioni materiali di vita di moltitudini di persone nel mondo, compreso il nostro Paese e la nostra regione. Pur registrando, a saldo del 2022, qualche decimale in più in termini di crescita rispetto alla media nazionale, la Toscana vede però continuare la discesa dell’export rispetto all’import e la conferma di un numero molto significativo di persone «full time equivalent» rispetto alle ore di cassa integrazione richieste dal sistema delle imprese. Allo stesso tempo si conferma una tendenza che vede nel lavoro a tempo indeterminato, anche qui pur in presenza di un saldo positivo nel 2022, una tipologia sempre più residuale negli avviamenti al lavoro in Toscana».
Guardando poi alle stime Prometeia sul 2023, Ires prevede un rallentamento della domanda di lavoro, soprattutto nell’industria (da +6,7% a -0,4%), nelle costruzioni (da +6,1% a +2%) e nelle attività terziarie (da +4,9% a +1,5%). Anche l’andamento degli occupati, dal lato offerta, seguirebbe la frenata della domanda di lavoro (da +4,6% a +1,2%). Per il segretario generale Cgil Toscana, Rossano Rossi «va smontata la propaganda secondo cui va tutto bene: siamo preoccupati, posti di lavoro precari, stipendi bassi, giovani sfruttati, e se non accettano certi lavori con condizioni pietose fanno bene».
Ciro Recce, segretario generale Cisl Toscana guarda alla situazione del mercato del lavoro da un’altra angolazione. «In realtà gli ultimissimi dati dell’Irpet e anche quelli dell’Osservatorio dell’Ebret per quanto riguarda l’artigianato – spiega – raccontano una Toscana in cui, in termini complessivi, risulta una crescita occupazionale, anche di contratti a tempo indeterminato. Certamente questo non è ancora abbastanza, perché negli anni precedenti c’è stato un incremento del precariato, ancora troppo diffuso; bisogna intervenire in modo energico per ridurlo progressivamente, aumentando le stabilizzazioni e riaffermando il principio che la regola è il contratto a tempo indeterminato».
Per farlo, aggiunge Recce, «ci sono tante azioni che possono essere messe in campo. Un esempio è l’azione della Regione che sta mettendo a disposizione risorse per la stabilizzazione, con incentivi che saranno destinati esclusivamente a chi assumerà a tempo indeterminato. È questa la strada da seguire: basta con gli incentivi a pioggia, con un lavoro purché sia. Utilizziamo le risorse pubbliche in modo condizionato, per promuovere la buona occupazione».