La misericordia di Dio e la benevolenza del Santo Padre mi conducono di nuovo in terra pisana dopo la bella esperienza vissuta come vescovo della Chiesa tiburtina. Davvero le vie del Signore non sono le nostre vie e i suoi pensieri non sono i nostri; ma sempre i pensieri del Signore sono pensieri di pace e non di afflizione, di bontà e di gioia, per cui, fidandomi di Lui e del suo amore indefettibile ho obbedito alla richiesta del Papa di ritornare a Pisa come arcivescovo, con lo stesso spirito di fede e di amore con cui avevo obbedito nel momento della mia elezione a vescovo di Tivoli, ripercorrendo spiritualmente l’itinerario di Abramo verso una terra lontana e a me del tutto conosciuta. In realtà ovunque il Signore ci chiami, quello è il luogo in cui Egli vuole manifestare tramite noi la sua salvezza ed è luogo in cui vuole realizzare per noi e tramite noi, per tutti, il suo disegno di santità. Vengo dunque a Pisa con questo atteggiamento interiore, per fare la volontà di Dio che si è manifestata attraverso la volontà del Papa e per essere a servizio della vostra fede e della vostra gioia.Vengo per annunciare Gesù e il suo Vangelo nella semplicità e nella familiarità verso tutti, ben conoscendo i miei limiti e le mie insufficienze, ma confidando in Colui che è la nostra forza e nella vostra fraterna accoglienza.Sono partito da Pisa per Tivoli come fratello; ritorno ora a voi come padre e pastore, per la grazia di Dio che mi è stata conferita nella consacrazione episcopale, per essere con voi e per voi, guida, sostegno, aiuto ad immagine di Gesù unico Pastore delle nostre anime. Ho detto che mi affido al Signore e alla sua potenza d’amore, ma anche che confido in tutti voi che sarete la mia Chiesa, la mia famiglia spirituale. Una Chiesa e una famiglia che ho sempre amato e per la quale, fin dalla mia giovinezza, ho donato la mia vita; una Chiesa che mi ha generato alla fede e al sacerdozio e in cui ho sempre respirato affetto e vicinanza e di cui conosco, insieme alle inevitabili rughe, anche tutta la bellezza, riflesso della bellezza e dell’amore di Cristo Signore.Una Chiesa che il Santo Padre mi affida e che mi viene consegnata dal nostro arcivescovo Alessandro per le cui mani ho ricevuto il grande dono dell’episcopato. A lui va la mia e la nostra riconoscenza con l’assicurazione del mio affetto e della mia preghiera.Il mio pensiero cordiale desidera abbracciare ogni persona ed ogni istituzione del nostro territorio: in primo luogo i sacerdoti che saranno i miei più stretti e indispensabili collaboratori; i diaconi; i seminaristi, speranza per la nostra Chiesa; i religiosi e le religiose, segno del primato di Dio nel tempo e nella storia; tutti i fedeli laici, uomini e donne, giovani ed anziani, bambini e ragazzi con le loro famiglie, cellule insostituibili della Chiesa e della società. Per tutti è il mio ricordo nella preghiera che si fa particolarmente intensa per quanti portano la croce della sofferenza, della povertà e del bisogno.Rivolgo il mio deferente saluto anche a tutti coloro che servono il bene comune nelle istituzioni pubbliche e promuovono la crescita civile, culturale, sociale ed economica della nostra gente. In attesa di poter iniziare il mio ministero in mezzo a voi, subito dopo le festività pasquali, a tutti voi va il mio saluto e la mia benedizione, con la richiesta fraterna di pregare per me e per la nostra Chiesa, perché uniti in Cristo – omnes in Cristo unum – insieme possiamo sperimentare la gioia e la bellezza di essere tutti un cuor solo ed un’anima sola. La Vergine Maria che invochiamo come Madre delle Grazie di sotto gli Organi, ci accompagni e maternamente ci protegga.