Vita Chiesa

Tifo «mondiale»: questione di punti di vista

DI DON FRANCESCO SENSINIIl fatto: tutto il centro storico e le vie adiacenti si sono subito riempite di giovani osannanti con il tricolore in mano. Ecco come alcuni personaggi, in un dialogo ideale, hanno «letto» questo fatto.

Prima lettura. È ben evidente il bisogno di aggregazione. I giovani oggi cercano, anche se a livello inconscio, un punto di riferimento per costruire e manifestare la propria identità. In una società «orfana» ormai di ideali e «allergica» alle proprie radici, i giovani scelgono momenti occasionali che diano forti emozioni. In questo caso è l’ amore per la patria? E’ il senso della nazione? Nessuno li ha convocati, nessuno li guida. Il tricolore è solo il segno visibile di un bisogno invisibile.

Seconda lettura. Non vi sono dubbi. Ogni pretesto è utile per dare sfogo alla propria individualità camuffata da libertà. In una società da «grande fratello» si nasce già con la forte esigenza di farsi vedere, di dire quello che si vuole, di agire secondo il proprio stato emotivo. Questa volta, a fare da detonatore per questa esplosione, è bastata una vittoria calcistica della nazionale italiana. E’ vero amore per lo sport? E gli scandali? La corruzione del sistema?

Terza lettura Finalmente! I giovani, grazie allo sport, stanno ritrovando quella unità di ideali che favorisce la loro maturazione. Non mi si venga a dire che tutti sono drogati o alcolizzati. Dentro di loro c’è il bisogno di riconoscersi in qualcosa. E se questo è il tricolore dobbiamo esserne orgogliosi. In un paese dove la politica è semplicemente una lotta economica di potere, i giovani stanno dando un esempio di democrazia pulita e disinteressata.

Quarta lettura. Non c’è nessuna giustificazione alla mancanza di buon senso e di educazione. Un branco di gente senza alcun controllo, se non quello di tenere bene stretta in mano una bottiglia di birra. Urla inutili e senza senso. Per non parlare dei fastidiosi clacson. L’unica guida è la propria istintività. Non sono giovani ragionevoli, sono solo un insieme di emozioni che si incontrano. Non ci sono ideali da condividere ma solo occasioni da sfruttare per i propri interessi. C’è solo la voglia di trasgressività. L’unica regola è non avere regole. Peccato che sia il tricolore il segno di tutto questo.

Quinta lettura. In una società dove prevale l’individualismo e il relativismo è bello vedere manifestazioni che aiutano a superare questi limiti. Giovani che si ritrovano per un’unica ragione (e quella sportiva non è da sottovalutare) sono il segno che ancora possiamo sperare in un futuro migliore. Quella gioia, anche se a volte eccessiva, quei suoni, anche se spesso fastidiosi, sono indicatori di una profonda esigenza di comunione e di comunicazione. Non è politica, non è religione, non è economia: è solo umanità.