Ore drammatiche in Thailandia dove da ieri sono ripresi gli scontri tra esercito e camicie rosse che chiedono le dimissioni del premier e l’incriminazione del numero due dell’esecutivo per la dura repressione del mese scorso. Finora sono almeno cinque i morti e una quarantina i feriti, tra cui anche tre giornalisti, un reporter di France 24 e due thailandesi. Ma gli scontri sono destinati a continuare. I leader della protesta insistono: il premier Vejjajiva sciolga immediatamente il Parlamento o questa notte ci sarà una grande tragedia. L’esercito come annunciato, da ieri non dà tregua alle camicie rosse asserragliate vicino al quartiere finanziario di Bangkok da 5 settimane. All’isolamento totale con il taglio di elettricità e acqua ai presidi, i dimostranti hanno reagito dando fuoco a tre automezzi militari. E’ iniziata allora la carica dei soldati per uno sgombero forzato della zona intorno al quartier generale delle camicie rosse a Suan Lum, zona in cui si trovano anche numerose sedi diplomatiche ormai chiuse. Testimoni oculari parlano però di proiettili veri e non solo di lacrimogeni usati dai soldati, che avrebbero ferito anche tre giornalisti, vicini alla barricata. La protesta dilaga di ora in ora e non accenna a diminuire perché, come hanno ribadito i leader, si lotterà fino alla fine. Inutile finora l’appello dell’ex-premier in esilio Taksin Shinawatra al governo perché revochi lo stato d’emergenza e riprenda il negoziato arenatosi alla richiesta dei dimostranti di incriminare il responsabile della sicurezza interna per gli scontri dello scorso 10 aprile. (Fonte: Radio Vaticana)