Toscana

Tfr, dal 1° gennaio si cambia

di Ennio Cicali

Scegliere, è la parola d’ordine per molti lavoratori in questi giorni. È arrivato il momento del Tfr (Trattamento di fine rapporto), uno degli argomenti più spinosi che hanno costellato il lungo e tortuoso cammino della riforma del sistema pensionistico italiano. Dal 1992 si registrano acque tempestose e un futuro incerto per le pensioni. Le falle erano preoccupanti. Da allora si cerca di tamponarle. Tra i tanti argomenti sul tappeto è la sorte del Tfr. Oggi, il cammino sembra concluso, spetta ai lavoratori scegliere, anche se sono ancora tante le domande che si pongono in queste ore, a pochi giorni dall’entrata in vigore delle norme che riguardano il citatissimo Tfr – il trattamento di fine rapporto – in pratica la liquidazione.

Con la riforma del Tfr i soldi – dei lavoratori, vale la pena ricordarlo – che finora restavano alle imprese, affluiranno a poche decine di fondi di categoria, andando a costituire una massa finanziaria imponente. Infatti, già oggi che solo una parte limitata di lavoratori ha scelto di aderirvi, i fondi gestiscono alcuni miliardi di euro.

Quando, a partire da gennaio, tutti i lavoratori dovranno scegliere cosa fare del proprio futuro Tfr, è evidente che questa cifra è destinata a crescere in modo esponenziale. La Toscana è tra le regioni in cui la previdenza integrativa ha preso campo. La somma delle risorse disponibili al 31 dicembre 2005 era di 261.156 milioni di euro. Valori più alti si riscontrano solo per Lombardia (801.237 milioni), Lazio (427.933 milioni) e Trentino Alto Adige (389.169 milioni). Nonostante sia la quarta in Italia per risorse, il numero degli iscritti toscani è quinto per grandezza – erano 36.763 al 31 dicembre 2005 – meglio hanno fatto solo Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige e Veneto. La differenza tra risorse disponibili e iscritti può essere dovuta al fatto che vi sono lavoratori che volontariamente accantonano di più o che gli aderenti ai fondi di previdenza sono, in Toscana, relativamente più giovani rispetto a quelli delle altre regioni. Per gli assunti dopo il 1993, infatti, vige l’obbligo di destinare ai fondi la quota di Tfr maturata nell’anno.

Occorre far decollare subito i fondi di previdenza complementare, chiede la Cisl Toscana, ed estenderla a tutti i lavoratori per evitare che i lavoratori più giovani abbiano una pensione da fame, con meno della metà dell’ultimo stipendio. E’ l’urgenza improcrastinabile evidenziata dal seminario di studi promosso dall’ Istel, l’Istituto di studi della Cisl regionale e che ha visto a confronto esperti, docenti universitari, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni di imprese e dei sindacati dei lavoratori.

«Ormai – ha detto il segretario generale della Cisl toscana, Maurizio Petriccioli – gli esperti concordano che chi andrà in pensione con il nuovo sistema contributivo, istituito dalla riforma Dini, potrà contare su una pensione pubblica al di sotto del 50% dell’ultimo stipendio. La riforma Dini prevedeva di affiancare la pensione con una «seconda gamba», costituita dalla previdenza complementare, che però, per i colpevoli ritardi di tutti i governi che si sono succeduti dal 1993 ad oggi, non è stata avviata compiutamente. Uno dei temi di cui discutiamo oggi è cosa fare per far decollare la previdenza complementare».

Quattro i punti secondo Petriccioli: completare l’istituzione dei fondi pensione nei settori ancora scoperti, come ad esempio la pubblica amministrazione; consentire a tutti i lavoratori di iscriversi ai fondi, oggi infatti ne sono esclusi quelli a tempo determinato o parziale, i lavoratori a progetto e temporanei; ridurre il numero dei fondi esistenti (oggi una trentina) unificandoli per favorire economie di scala implementando i servizi per gli iscritti ai fondi stessi; definire modalità di erogazione delle rendite che da un lato agevolino percorsi di maggiore mutualità e dall’altro introducano elementi di solidarietà nel sistema di previdenza complementare.

«Il semestre che ci attende – ha aggiunto Petriccioli – sarà molto impegnativo e dovrà essere utilizzato per definire un quadro complessivo di proposte, sottoporle alle assemblee dei lavoratori e dei pensionati, perché si parla dei loro soldi, spiegando ai lavoratori che per tutti è conveniente attivare la previdenza complementare, e arrivare così a tracciare, dopo troppi anni di modifiche e incertezze, un assetto definitivo del sistema previdenziale italiano».

Il passo successivo sarà quello di definire come utilizzare le risorse che affluiranno nei fondi. Già oggi che solo una parte limitata di lavoratori ha scelto di aderirvi i fondi gestiscono alcuni miliardi di euro. Quando, a partire da gennaio, tutti i lavoratori dovranno scegliere cosa fare del proprio futuro Tfr, è evidente che questo importo aumenterà notevolmente. L’ipotesi analizzata nel corso dei lavori è che i fondi non si limitino ad affidare le risorse alle banche e ai grandi «signori» dell’investimento, ma piuttosto giochino un loro ruolo, anche in funzione dello sviluppo e della partecipazione del «lavoro» alla crescita del benessere nelle comunità locali.

Dai lavori è emersa anche l’ipotesi di un fondo regionale a cui far affluire risorse dalla previdenza complementare dei lavoratori toscani e che possa costituire un volano economico da utilizzare per lo sviluppo della nostra economia. Ventinove i fondi contattati per la ricerca dell’Istel, anche se 12 di questi non hanno fornito i dati sulle risorse raccolte. I 17 fondi che hanno aderito dispongono complessivamente, per quanto riguarda la Toscana, di 261 milioni di euro. Considerando che tra i fondi che non hanno fornito i dati ci sono anche quelli di settori importanti come metalmeccanici, poste, ferrovie, piccole e medie imprese, ceramica si può stimare, prudenzialmente già oggi una massa finanziaria nei fondi per quanto riguarda la Toscana attorno al mezzo miliardo di euro.

«Con questa iniziativa di studio – ha detto il direttore di Istel Giovanni Biz – abbiamo voluto aprire uno scenario innovativo sul tema così delicato e strategico: il salario differito dei lavoratori può e deve essere opportunità, oltre che di tutela e benessere per il singolo, per far giocare anche ai lavoratori un ruolo da protagonisti, da “decisori”, nelle politiche di sviluppo economico e qualità della vita nelle rispettive comunità locali».

La scheda Sei mesi per decidere Cambia il trattamento di fine rapporto, ormai conosciuto come «Tfr»: dall’anno prossimo servirà per la pensione integrativa. Finora è servito alle imprese per autofinanziarsi senza ricorrere al credito bancario. Ma è stato utile anche ai lavoratori che alla fine del lavoro si ritrovano un capitale accantonato, in pratica la liquidazione.

La riforma della previdenza complementare è stata anticipata di un anno e parte dal 1° gennaio 2007. Entro giugno i lavoratori dovranno decidere se conferire il proprio Tfr ai fondi complementari o lasciarlo in azienda. Se il lavoratore decide di lasciare il Tfr alla ditta due le possibilità: per le aziende sopra i 50 dipendenti l’importo finirà all’Inps, sotto i 50 dipendenti resta in azienda.

Il lavoratore potrà decidere se aderire ad un fondo collettivo aperto (bancario o assicurativo), chiuso (contrattuale), a un fondo regionale o investire in un piano assicurativo individuale a contenuto previdenziale. Oppure tenersi il Tfr, in seguito potrà anche cambiare idea. Il meccanismo è quello del «silenzio assenso»: se il lavoratore non si esprime (sia per conservare il regime del Tfr, sia per aderire ad un fondo) entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto, sarà iscritto automaticamente in un fondo complementare.

Diverse sono le possibilità se il lavoratore non sceglie: se l’azienda ha aderito a più fondi (es. uno di categoria e uno regionale), il Tfr andrà in quello individuato d’intesa con i sindacati. In mancanza di accordo il Tfr del lavoratore che non avrà scelto potrà andare in quello nel quale ha più dipendenti iscritti (fondo collettivo). Se non c’è accordo e non esiste un fondo collettivo il datore di lavoro destinerà tutto in un fondo residuale costituito presso l’Inps. Sarà inoltre possibile, dopo un certo periodo di tempo, trasferire il capitale accumulato da un fondo ad un altro.

Il Tfr che finirà all’Inps avrà le stesse regole di quello lasciato in azienda e definite dall’art. 2120 del codice civile (rivalutazioni, anticipi, ecc.).

Per il lavoratore non cambia nulla: si rivolgerà sempre alla propria azienda per qualsiasi richiesta sul Tfr, anche se questo è versato all’Inps.

Il provvedimento in una prima fase non riguarderà i lavoratori del pubblico impiego.

La Covip sarà l’authority che dovrà vigilare sulla correttezza e la trasparenza di comportamento dei gestori dei fondi.

Dopo otto anni di anzianità nell’azienda è possibile chiedere l’anticipo del 70% delle quote accantonate, sia per spese mediche o acquisto/ristrutturazione della prima casa (del lavoratore o dei propri figli).

L’imposta sulle prestazioni previdenziali integrative è fissata al 15%, ma calerà fino al 9% dopo 35 anni di versamenti.

I Fondi in Toscana Coprono quasi tutti i settori produttivi, i Fondi pensione operanti in Toscana, secondo la ricerca di Istel – Cisl regionale. Si parte da Fonchimica, che raccoglie i lavoratori dell’industria chimica, seguono Previmoda, per i lavoratori del tessile, abbigliamento e calzature; Previcooper, per i dipendenti cooperative di distribuzione; Previambiente, lavoratori dell’igiene ambientale; Prevedi, per il settore edile; Pegaso, imprese di pubblica utilità; Prevaer, lavoratori aeroportuali; Fondenergia, settore dell’energia; Alifond, industria alimentare e affini; Cooperlavoro, soci cooperative di lavoro; Fonte, dipendenti imprese commercio, turismo e servizi; Byblos, aziende grafiche ed editoriali; Fondav, assistenti di volo; Arco, legno, lapidei, mobili e arredamento; Gommaplastica, industria gomma, cavi elettrici e materie plastiche. Per saperne di più Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha predisposto una guida on line alla riforma della previdenza complementare (www.tfr.gov.it/tfr/homeTFR.htm). Informazioni possono essere richieste anche ai patronati sindacali. Il Patronato Inas-Cisl ha predisposto anche un apposito sito internet a questo indirizzo: www.complementare.inas.it/.