Le nostre strade oggi sono queste: bisogna essere bene equipaggiati, sta a noi conoscere queste strade, che richiedono di avere chiara la méta e di conoscere a fondo gli obiettivi. Lo ha detto mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, intervenendo oggi al Convegno Cei Testimoni digitali. A proposito del mondo digitale, mons. Celli ha osservato che noi non siamo chiamati ad essere semplici cittadini. Il nostro compito non è neanche occupare un qualsiasi spazio. Dobbiamo lasciare tracce visibili, riconoscibili, che facciano pensare alla nostra presenza e non a quella indistinta di qualsiasi altro. Se la rete è digitale ha proseguito il relatore a noi spetta renderla concreta, darle spessore, offrire un’anima e dargli vita. Tutto ciò, partendo dalla consapevolezza che oggi non si può più parlare dell’importanza dei media: i media sono dentro la nostra stessa vita, e spesso non solo la orientano, ma la condizionano. In questo modo, la prospettiva cambia, e l’attenzione ritorna più decisamente sull’uomo, su colui che rischia di essere sovrastato dall’invadenza delle nuove tecnologie, a cui è chiesto di riprendersi la propria responsabilità. Oggi una diaconia della cultura digitale non è solo utile, ma necessaria per porre l’accento sulla dimensione antropologica di tutto il fenomeno della comunicazione. Ne è convinto mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, intervenuto oggi al Convegno Cei Testimoni digitali. La Chiesa può anche essere travolta da una tempesta, talora imprevista, ha detto l’esponente vaticano: Abbiamo bisogno di sapere che le nostre fondamenta sono solide e anche ben piantate nel continente digitale, per aprirle e far condividere il bene comune, attraverso un dialogo ad ampio raggio. Di qui l’attualità della proposta del Papa di ripristinare il Cortile dei Gentili, come riedizione di uno spazio nuovo e moderno, per un confronto intessuto di rispetto e non quasi una forma di nuovo proselitismo. Il rischio, altrimenti, ha ammonito mons. Celli, è quello di trasformarci in grandi torri d’avorio, invece che di optare per un dialogo a tutto raggio aperto ad ogni uomo. Oggi il testimone è diventato digitale, ha fatto notare il relatore: e ciò è non soltanto un punto di svolta per i media, ma un cambio di passo nei rapporti che la conoscenza e il sapere hanno sempre intrattenuto con la società civile.Sir