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TERZO SETTORE, UN «LIBRO VERDE» PER NUOVE STRATEGIE

Un “Libro verde” per aprire un dibattito e ripensare il ruolo e le strategie del Terzo settore, spesso rappresentato come un “pulviscolo” composto da decine di migliaia di organizzazioni, “frammentato, disperso e disorganizzato” ma anche fatto di “reti” organizzate capaci di aggregare realtà e persone a livello locale e nazionale. Se ne è parlato oggi a Roma, durante la presentazione, alla Camera dei deputati, del Libro Verde a cura del Forum del Terzo settore. Per un anno farà da sfondo ad discussione pubblica, per definire un Libro bianco di priorità e proposte. Il Terzo settore – secondo i dati Istat 2001 – è composto da 235.232 unità istituzionali (il 5,4% di tutte le unità istituzionali); 488.523 addetti (il 2,5% del totale degli addetti), 3.200.000 volontari, per un ammontare di entrate di oltre 38 miliardi di euro. Secondo il Rapporto Eurispes 2010 l’82% dei cittadini ha accordato fiducia al volontariato e circa 16 milioni di contribuenti (i 2/3 del totale) hanno devoluto il 5×1000 dell’Irpef. Al Forum del Terzo settore aderiscono 53 reti nazionali, che associano oltre 94 mila enti di base, 350 mila lavoratori, 1,6 milioni di volontari, e muovono risorse economiche pari a 8 miliardi di euro. Dalla ricerca realizzata su queste reti, emerge che 45 organizzazioni su 53 sono ben ramificate su tutto il territorio nazionale; l’80% ha relazioni con altri enti. Ciò significa che il modello organizzativo delle reti è “dotato di tutti i prerequisiti necessari a giocare un ruolo significativo sia a livello nazionale che locale nelle politiche del Paese”. “Il Terzo Settore italiano – ha precisato Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore – è molto cresciuto ed è anche diverso rispetto a realtà simili presenti negli altri Paesi europei: noi facciamo politica. Non è quella dei partiti ma ha comunque un obiettivo di politicità: l’ambizione di costruire una società giusta”. Il Forum ha anche evidenziato la necessità di un’Authority per il terzo settore con compiti di autocontrollo, di valutazione dei bilanci delle organizzazioni e della qualità dei servizi. “E’ evidente una forte crescita del Terzo settore – ha proseguito – dovuta proprio al suo irrobustimento. Ma non tutti hanno questa percezione: molti Enti preposti al controllo guardano ancora a noi come ad un soggetto che ‘delinque’, tralasciando del tutto quel ruolo di accompagnamento che dovrebbero avere. L’unica struttura a ciò preposta – ovvero l’Agenzia per le Onlus – non è neppure messa in grado di fare fino in fondo il proprio lavoro e in molti casi la Pubblica Amministrazione ci vede ancora come mero esecutore di politiche da altri individuate”. Perciò il Terzo Settore chiede di “inserirsi a pieno titolo nel dibattito per le grandi riforme”.Sir