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Terremoto in Marocco: parla un missionario orionino
A parlare dalla capitale marocchina, a pochi giorni dal sisma di magnitudo 7 che si è abbattuto sulla zona centrale del Marocco guidato da re Mohammed VI, è padre Riccardo Zagaria
“Qui dove siamo a Rabat tutto è tranquillo, il sisma non ha colpito il nord, l’epicentro è nella provincia di Al-Haouz dove sono morte quasi 1.600 persone… Noi siamo arrivati in Marocco proprio nel momento cruciale, il giorno dopo il sisma, e abbiamo interpretato questo arrivo come un segno della Provvidenza. La cosa più importante adesso è farci prossimi con il prossimo: siamo qui anche per loro, per aiutare… C’è una sofferenza immensa, tante regioni colpite dal terremoto non sono ancora state raggiunte dagli aiuti perché è impossibile arrivarci”.
A parlare dalla capitale marocchina, a pochi giorni dal sisma di magnitudo 7 che si è abbattuto sulla zona centrale del Marocco guidato da re Mohammed VI, è père Riccardo Zagaria, missionario orionino. Il sacerdote era volato a Rabat dalla Costa D’Avorio, assieme a padre Claude Michel Goua e padre Anthime Kaboré, poiché avevano programmato in precedenza un viaggio a Casablanca dove stanno aprendo la prima missione di Don Orione per l’accoglienza dei migranti Subsahariani.
“Immaginate che ci siamo trovati qui proprio ora, in mezzo a questa tragedia… noi spaesati e in terra straniera – dice –. Io sono incaricato di installare il primo nucleo di una missione composta da tre padri, pensata e voluta dal cardinal Cristobal Lopez Romero, per occuparci dei tanti immigrati dell’Africa Subsahariana che dal Marocco vogliono arrivare in Europa e vengono maltrattati e respinti. Tantissimi cristiani sono tra di loro e noi padri aiuteremo chiunque si trovi in difficoltà”.
Padre Riccardo ripete che questa loro presenza nel momento del bisogno e dell’emergenza, per i terremotati non è casuale: “Abbiamo visto in questo un segno: don Luigi Orione stesso si trovò a soccorrere i terremotati della Marsica in Abruzzo nel 1915”.
Nei prossimi giorni da Rabat padre Riccardo e i confratelli tenteranno di arrivare a Casablanca: “La cosa più importante che potete fare voi da lontano è la preghiera e la solidarietà e noi stare vicino a chi soffre”. Nella diocesi di Rabat si sente fortissima la cattolicità ci sono 36 sacerdoti e diversi fidei donum. Le regioni che hanno subito il tremblement de terre in Marocco sono Al-Haouz (che ha visto crollare le case come castelli di carte) e Taroudant dove fino a ieri i morti erano 809; poi Chichaoua, Ouarzazate e Marrakech, la località turistica più nota, dove i morti sono una ventina ma i danni alle case inestimabili.
“È una corsa contro il tempo e contro la morte; 300mila persone sono rimaste senza casa e dormono all’aperto, tra di loro ci sono 100mila bambini”, ha dichiarato a France Info, Adeline Hazan, presidente di Unicef Francia. Le immagini girate con un drone sul villaggio di Ijoukak, comune rurale di Al-haouz, mostrano case sventrate e tetti divelti. Si tratta in gran parte di abitazioni di mattoni di fango, molto fragili. La Croce Rossa ha lanciato un appello per la raccolta di 100 milioni di euro necessari per far fronte alla tragedia.
Le vittime ammontano a oltre 2.700 in tutto il Marocco e la ricerca dei sopravvissuti prosegue, grazie a squadre di aiuto locale, ai soccorsi internazionali e alla presenza di ong e Nazioni unite.
In poche ore si è attivata anche la solidarietà europea ma il governo di Rabat finora ha accettato gli aiuti e l’intervento di emergenza solo da parte di quattro Paesi: Spagna, Gran Bretagna, Qatar e Arabia Saudita, rifiutando, ufficialmente per motivi logistici, quello offerto dalla Francia. Parigi ha comunque stanziato 5 milioni di euro per le Ong già impegnate in Marocco, mentre l’Algeria ha riaperto ieri lo spazio aereo che aveva interdetto all’aviazione civile e militare marocchina.
Una missionaria che si trova in Repubblica Centrafricana, suor Elvira Tutolo, ci racconta che due dei suoi “kizito”, ossia ragazzi senza famiglia che lei recupera e contribuisce a far studiare, si trovano a Rabat con una borsa di studio. Al momento del sisma erano in casa: “Hanno sentito la scossa, ma per loro fortunatamente non c’erano rischi e stanno bene”, dice la missionaria di Santa Giovanna Antida Thouret.
Il Marocco è in effetti meta di migliaia di studenti africani che raggiungono il Nord Africa per la formazione universitaria. Per molti di loro rimane il dubbio che possano trovarsi nelle zone del sisma: su un totale di 23.400 studenti stranieri iscritti all’università in Marocco nel 2021, oltre 19mila, ossia l’83%, vengono dall’Africa Subsahariana.
In particolare da Congo, Centrafrica, Cameroon e Nigeria, Paesi colpiti da guerre e povertà, dai quali i giovani ogni anno scappano per raggiungere Paesi più prosperi e sicuri come il Marocco, per studiare o per lavorare: la missione nascente dei padri orionini guidati da Père Riccardo Zagaria, si rivolge anche a loro.