Mentre si moltiplicano polemiche per emergenze più o meno recenti, a trent’anni dal devastante terremoto che colpì la Basilicata e la Campania, in particolare l’Irpinia, la Caritas ricorda oggi quei momenti e l’apporto di tanti volontari. Ogni grande emergenza osserva Caritas italiana -, oltre al carico di morte e dolore, spesso porta a galla anche aspetti più amari, come povertà e situazioni di abbandono del territorio, scollamento e disfunzione delle istituzioni. Caritas elenca alcuni dei tanti disastri degli ultimi anni: dalle recenti alluvioni in Veneto, Toscana, Campania, Calabria alle frane nel messinese, al terremoto in Abruzzo. Il terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980 sconvolse una vasta area, tra Campania e Basilicata: 3.000 morti, 9.000 feriti, 300.000 senza tetto, 280 comuni danneggiati, 36 paesi rasi al suolo. A trenta anni di distanza fa notare la Caritas – sono ancora aperte le crepe di quel minuto e 20 secondi che ha seminato morte e distruzione, ma che ha anche generato una straordinaria solidarietà. Caritas italiana ha adottato, da allora, il metodo dei gemellaggi tra le diocesi italiane e le parrocchie terremotate. Nel terremoto in Friuli ben 132 diocesi aderiscono alla proposta di gemellaggio, con volontari e obiettori di coscienza. Lo stesso metodo sarà riproposto nel terremoto in Umbria e Marche, nel Molise e in Abruzzo. Proprio per sottolineare l’importanza dei gemellaggi, in occasione del 30° anniversario, in molte parrocchie e comuni nelle diocesi della Campania colpite dal terremoto, come ad esempio nella cattedrale di Avellino e a Sant’Angelo dei Lombardi, avverranno celebrazioni eucaristiche e momenti commemorativi con la partecipazione delle comunità gemellate. La Basilicata ha invece ricordato l’evento lo scorso 17 novembre: circa 6.000 persone, insieme ai vescovi locali, le autorità civili e militari, il volontariato, l’associazionismo, hanno preso parte all’Udienza del Santo Padre in piazza San Pietro a Roma.Sir