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Terremoto: appello di mons. D’Ercole, «la tenda è solo una soluzione di emergenza»

«Vorrei dire grazie – dice al Sir – alle tante iniziative di solidarietà che stanno arrivando da molte parti. Come diocesi in questo momento stiamo studiando ciò che è meglio e più utile fare per queste popolazioni per oggi e per il futuro, individuando progetti e strategie». «E’ il momento di comprendere come affrontare il futuro – prosegue – e per farlo bisogna riflettere, non lasciarsi prendere dalle soluzioni immediate ma pensare e prendersi il tempo per farlo». Il vescovo, che fu tra i primi ad arrivare sui luoghi del sisma, descrive l’atmosfera che si vive oggi nelle cittadine colpite dove il numero delle vittime è ancora provvisorio «e non sarà certo finché non hanno finito di scavare». «C’è un senso di solitudine – spiega mons. D’Ercole -. Ci si comincia a rendere conto di quello che è successo: ieri la botta, oggi la realtà. Si sente la pesantezza di aver perso tutto e il nostro lavoro è proprio quello di non permettere alle persone di perdere il coraggio di affrontare la situazione. Si cerca allora di incoraggiare, di stare vicino, con amore e anche competenza».

Ma soprattutto – ed è questo l’appello oggi del vescovo – «bisogna fare in modo che la gente riparta. Molti stanno ritornando a Roma e da qui a qualche giorno i numeri delle presenze sicuramente si ridurranno. Alcuni saranno alloggiati presso amici e parenti. Il mio proposito è quello di togliere il più presto possibile le tende e fare in modo che tutti trovino una famiglia che li accolga e riprendano a vivere senza passare a lungo attraverso la stadio delle tende».  Molte le chiese distrutte dal terremoto. «Dopo aver accompagnato i morti e verificato la situazione – conferma mons. D’Ercole – cominceremo a fare anche la conta anche ai danni che hanno subito le chiese. Tutte le chiese sono fuori uso. Probabilmente lanceremo un appello in tal senso, perché non è possibile lasciare questi paesi senza luoghi di culto: sono i centri attorno a cui riparte la vita».