Toscana

TERRA SANTA: VISITA VESCOVI USA-UE. MONS. FONTANA (AREZZO) «ESPERIENZA EFFICACE», GEMELLAGGIO CON GERUSALEMME

Un gemellaggio con la chiesa di Gerusalemme per celebrare in modo indelebile il millenario della consacrazione della basilica di Sansepolcro prevista per il 2012. E’ quanto si propone la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro il cui arcivescovo, mons. Riccardo Fontana, è in questi giorni a Gerusalemme per i lavori del Coordinamento dei vescovi Usa e Ue per la Terra Santa. “Ho incontrato il patriarca latino, Fouad Twal, che verrà prossimamente nella nostra diocesi per formalizzare il gemellaggio” spiega al Sir mons. Fontana che prosegue l’opera avviata dal suo predecessore, mons. Bassetti. “Sarà un gemellaggio tra diocesi ma che coinvolgerà anche la società civile, il mondo dell’economia e quello istituzionale i cui rappresentanti erano, fino a pochi giorni fa, qui con me a Gerusalemme e a Betlemme in pellegrinaggio. Il significato del gemellaggio è fortemente religioso – aggiunge l’arcivescovo – e punta molto sulla carità evangelica. Stiamo pensando a dei segni concreti di aiuto ed uno di questi probabilmente sarà quello di sostenere il Patriarcato latino nel progetto di costruzione di case per famiglie cristiane. Il gemellaggio porterà, poi con sé, scambi tra sacerdoti, reciproca conoscenza, l’intensificazione dei pellegrinaggi, due dei quali sono già fissati per dopo Pasqua e a fine giugno. Sarà come avere Gerusalemme a casa”.“Una esperienza straordinariamente efficace ed utile”. Così mons. Riccardo Fontana, parla della sua partecipazione alla visita in Terra Santa con il Coordinamento dei vescovi Usa e Ue per la Terra Santa, la prima di un presule italiano dopo 10 anni. Tracciando un primo bilancio del viaggio, mons. Fontana afferma di essere rimasto colpito “dalla dignità dei cristiani locali, visibile anche in chi li guida, patriarca e clero. Come vescovi abbiamo scelto di ragionare di chiesa e non di politica. La volontà è quella di rendersi conto delle difficoltà che hanno queste comunità che sono vittime di storie più grandi, che ogni sera, quando tornano a casa stanche, devono chiedere permesso misurandosi con una occupazione che non dipende da loro, con un terrorismo che non dipende da loro. E nonostante ciò, sentire i cristiani di Terra Santa ragionare in termini di perdono e amore anche verso chi li fa soffrire colpisce profondamente”. “Sia Israele che i musulmani hanno bisogno della Chiesa – afferma mons. Fontana citando il vice ministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, incontrato ieri – che è portatrice della cultura del perdono e della pratica della carità. Senza i cristiani non ci sarà convivenza in Terra Santa. Ecco perché è importante che non emigrino. Non abbiamo interesse a fare i pellegrinaggi a musei ma ai nostri cristiani che sono le pietre vive. Il mio impegno – conclude – una volta tornato in Italia, sarà quello di far conoscere all’episcopato italiano questa esperienza straordinariamente efficace ed utile”.Sir