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Terra Santa: Twal, per Israele «sicurezza è un un mito che giustifica ogni sopruso»

«Una emorragia che priva la Chiesa di Gerusalemme dei suoi migliori elementi»: con queste parole Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, ha definito l’esodo dei cristiani dalla Terra Santa, che colpisce soprattutto «i giovani e gli intellettuali in cerca di una vita e di un futuro migliore».

Una fuga provocata dalle molte sfide che la comunità cristiana deve affrontare a causa «del conflitto israelo-palestinese: l’occupazione militare e le umiliazioni quotidiane, la violenza da entrambi le parti, l’Intifada dei coltelli, l’ascesa del fanatismo religioso, ebraico e musulmano».

Twal ha ricordato anche «il muro di separazione israeliano di circa 8 metri di altezza e lungo più di 700 km»: «La ricerca della sicurezza sta diventando una sorta di ossessione, un mito in nome del quale si giustifica ogni sopruso e il ricorso immediato alla violenza in ogni circostanza», ha osservato il patriarca, lamentando il fatto che «Israele non ha mai rispettato le numerose risoluzioni internazionali sul conflitto, gli insediamenti e i confini». Parlando nei giorni scorsi alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma, il patriarca, le cui parole sono oggi riportate dal sito del Patriarcato latino, ha ricordato che «i cristiani che vivono tra due maggioranze, ebrei e musulmani, sono quel piccolo gregge, di cui parla il Vangelo ma sono chiamati ad essere un ponte tra le due religioni, due culture, due civiltà, ma anche due politiche». I cristiani di Terra Santa, che hanno «una storia, una lingua e una cultura comune con i musulmani con i quali vivono per secoli, svolgono un ruolo positivo nella società araba e facilitano le relazioni tra le diverse componenti sociali».

Il patriarca ha sottolineato «l’importante missione delle scuole cristiane in Palestina, uno dei paesi del Medio Oriente con il più alto numero di analfabeti. Alcune pratiche educative non sono sempre comprese dai musulmani tra cui la teologia della misericordia, il perdono e il lavoro di purificazione della memoria, difficile da interpretare in un contesto di conflitto». Da Twal è arrivato anche un plauso all’accordo firmato il 26 giugno 2015 tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, il cui impatto è stato «molto positivo» nel mondo arabo e musulmano.

Circa l’accordo fondamentale firmato tra Israele e la Santa Sede nel 1993, il patriarca, citando gli articoli 1, 3, 4, 10 e 11, ha evidenziato gli ostacoli di un accordo ancora in fase di negoziazione: la libertà religiosa per tutti i cristiani palestinesi che non possono visitare i luoghi santi senza l’acquisizione preliminare di un «permesso da parte delle autorità militari israeliane, l’umiliazione ai punti di controllo, la drastica riduzione delle sovvenzioni da parte dello Stato di Israele alle scuole cristiane, finanziate fino al 29% contro il 100% per le scuole religiose di Israele, o il rispetto per lo status quo nei luoghi santi».