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TERRA SANTA, SPERANZE DI PACE DOPO VISITA DI POWELL
La liberazione di 180 prigionieri palestinesi, la riammissione di 25mila lavoratori dei «territori» in Israele, una riunione segreta sulla sicurezza tra esponenti dell’uno e dell’altro fronte, l’annuncio di un incontro tra i primi ministri Abu Mazen (alias Mahmud Abbas) e Ariel Sharon e la riapertura dei passaggi Cisgiordania – Giordania e Gaza – Egitto almeno al transito di merci sembrano aver rimesso in movimento nello scorso fine settimana la questione della pace in Medio Oriente. La missione del Segretario di Stato americano Colin Powell, che secondo alcuni osservatori sarebbe persona più gradita a Mazen che a Sharon, pur non avendo forse compiuto miracoli, appare stanotte circondata da un piccolo, tenue alone di speranza.
Coperta da un’orrenda scia di sangue almeno dal settembre 2000, quando Sharon si recò sul Piazzale delle Moschee a Gerusalemme con una scorta armata di un migliaio di uomini, l’angusta e difficile strada verso una ragionevole convivenza tra palestinesi e israeliani è diventata d’improvviso visibile, almeno per un momento, proprio su quella cosiddetta roadmap’, quel tracciato di pace indicato da Onu, Unione Europea, Russia e Stati Uniti che però il governo di Tel Aviv non ha ancora ufficialmente accettato.