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Terra Santa: patriarca Twal a delegati Ue, «Europa svolga ruolo politico non solo finanziario»
«L’Unione europea deve svolgere un ruolo politico maggiore nella regione, non solo un ruolo finanziario». Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, incontrando ieri a Gerusalemme il Capo della Delegazione del Servizio europeo per l’assistenza ai palestinesi, Ralph Tarraf, con il quale ha discusso del conflitto israelo-palestinese, della guerra in Siria e delle sue ripercussioni nella regione, in particolare del problema di milioni di rifugiati che «un giorno dovranno tornare a casa».
Al rappresentante Ue il patriarca latino ha sottolineato «l’importanza di consultare i leader religiosi» di fronte ai problemi della regione: «La realtà sul terreno è spesso lontana dall’agenda politica. La nostra voce è debole – ha detto Twal – siamo solo una voce, non facciamo peso né militarmente, né economicamente; non facciamo neanche numero perché siamo una minoranza, ma noi continueremo ad alzare questa voce, a volte ascoltata, a volte soffocata perché disturba. Non possiamo rimanere in silenzio e abbiamo solo da dire la verità».
A proposito del conflitto israelo-palestinese, il patriarca e il capo della delegazione europea hanno ribadito la necessità della soluzione dei due Stati. Tarraf ha sottolineato l’importanza di una «soluzione negoziata» mettendo in evidenza il ruolo «prescrittivo» dall’Ue per una risoluzione «equa e giusta» del conflitto, con particolare riferimento ai «confini del 1967» e di «Gerusalemme, capitale di entrambi gli Stati». Una soluzione «imposta – ha osservato Tarraf – porterebbe solo ad una ripetizione della violenza».
Il patriarca ha accolto con soddisfazione questa posizione esortando gli europei «a non lasciare sole le due parti (israeliani e palestinesi) nei negoziati» intrappolati in rapporti asimmetrici di potere: da un lato la «superpotenza israeliana», dall’altro «nessun potere». La storia mondiale ed europea ha già dimostrato che «il futuro appartiene a coloro che abbattono i muri», ha osservato il patriarca, aggiungendo: «Sogniamo di quella pace. Siamo condannati a vivere insieme: meglio vivere come buoni vicini che come nemici eterni».
La delegazione europea, intanto, si prepara a visitare anche la valle di Cremisan, in cui è attualmente in costruzione la barriera di separazione, attraverso l’espropriazione di terreni appartenenti a famiglie palestinesi a dispetto dei confini del 1967. Costruzione osteggiata dal Patriarcato che «non crede nel cosiddetto ‘motivo di sicurezza’ di questo muro; c’è infatti più violenza sull’altro lato del muro di Gerusalemme. Questo muro non è un muro di protezione».