Vita Chiesa

TERRA SANTA: IL MESSAGGIO DI NATALE DEL PATRIARCA LATINO SABBAH

“Celebriamo Natale quest’anno quando siamo ancora, come sempre, alla ricerca di una pace che sembra impossibile. Palestinesi e israeliani sono capaci di vivere insieme in pace, ciascuno nel suo territorio, ciascuno godendo della sua sicurezza, della sua dignità e dei suoi diritti. Ma per arrivare alla pace occorre credere pure che israeliani e palestinesi sono in tutto eguali, con i medesimi diritti e gli stessi doveri e che occorre infine intraprendere le vie di Dio, che non sono quelle della violenza, sia essa di Stato o generata dall’estremismo”. E’ uno dei passaggi chiave del messaggio di Natale, diffuso questa mattina a Gerusalemme, del Patriarca latino Michel Sabbah. Numerosi i riferimenti all’attualità che vi si colgono, Libano e Iraq innanzitutto: “tutta la regione è in scompiglio a causa del conflitto in Terra Santa. In Libano e in Iraq, come qui, sembra che le forze del male si siano scatenate, decise a proseguire la marcia sulle vie della morte, della esclusione e della dominazione. Nonostante ciò, crediamo che Dio non ci ha abbandonati alle forze del male”. Ma anche la conferenza di Annapolis: “un nuovo sforzo di pace è stato intrapreso nelle ultime settimane – scrive il Patriarca – perché riesca occorre che ci sia una decisa volontà di fare la pace. Finora non c’è stata pace semplicemente per la mancanza di volontà a farla”. Da qui il monito a Israele: “chi è forte, chi ha tutto nelle mani, chi impone l’occupazione all’altra parte, ha l’obbligo di vedere quel che è giusto per tutti e di avere il coraggio di compierlo”. Altro nodo affrontato da Sabbah è quello dei visti: “un problema mai risolto, quello dei visti di ingresso nel paese per i preti, per i religiosi e le religiose che a causa della loro fede hanno in questa terra degli obblighi e dei diritti. Uno Stato in questo paese non è uno Stato come gli altri, ha dei doveri particolari che scaturiscono dalla santità di questa terra e dalla sua vocazione universale. Uno stato in questo paese deve capire che la terra gli è affidata per rispettarla e promuoverne la vocazione universale; deve quindi avere un’adeguata capacità di accoglienza”. Circa la creazione di stati religiosi in Terra Santa, paventata da “taluni”, Sabbah è fermo: “non possono essere stabiliti degli stati religiosi perché uno escluderebbe l’altro o metterebbe in condizioni di inferiorità i credenti delle altre religioni Ogni stato che esclude l’altro o discrimina chi è contro di esso non si addice alla terra fatta da Dio santa per tutta l’umanità. I capi religiosi e politici – conclude – devono sapere che la santità di questa terra consiste non nella esclusione dell’una o dell’altra religione, ma nella capacità di ogni religione di accogliere, rispettare e amare tutti coloro che abitano questa terra”.Sir