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TERRA SANTA: DA FIRENZE APPELLO DI CATTOLICI EBREI E MUSULMANI

“Il contributo più specifico che la Chiesa può offrire alla causa della pace è la preghiera. E’ stato il Santo Padre stesso a chiedere ai cristiani tale impegno comune di preghiera, quasi una mobilitazione generale per la riconciliazione e la pace”. E’ quanto ha detto l’arcivescovo di Firenze, mons. Ennio Antonelli, lunedì sera (nella festa dell’Annunciazione), a Firenze, nel corso della manifestazione della pace promossa dalle autorità locali a cui hanno partecipato anche le comunità musulmane ed ebraiche della città che hanno portato i loro messaggi. Se il primo contributo della Chiesa alla pace è la preghiera, esso non è però il solo: “compito delle religioni – ha aggiunto l’arcivescovo di Firenze, città gemellata con Nazareth – è di favorire la reciproca convivenza tra i popoli e le culture”. Nel caso concreto della Terrasanta, “favorire la convivenza di ebrei e palestinesi significa aiutarli a costruire un sistema nuovo in cui lo stato di Israele e lo stato palestinese possano coesistere in tutta sicurezza”. Analogo appello è arrivato anche dalla Comunità musulmana di Firenze che in un messaggio all’arcivescovo Antonelli, scrive: “Siamo consci che le differenze religiose fra gli uomini sono presenti in quanto Dio stesso le ha permesse e quindi noi non siamo tenuti a cambiarle con la forza. E’ con questi presupposti che noi musulmani ci avviciniamo ai nostri fratelli cristiani”. “Oggi – prosegue il messaggio – viviamo in un periodo in cui i valori non solo religiosi ma gli stessi diritti fondamentali dell’uomo sono messi a dura prova. Se ciò è vero fra tutti gli esseri umani dovrebbe essere ancor più vero fra le tre comunità abramitiche che fondano il loro credo in una unica radice ed hanno gli stessi riferimenti storico-religiosi. Chi compie gesti contrari a ciò che noi stiamo dicendo non lo fa a nome del nostro credo ma a nome dei suoi personali ideali”. Anche la comunità ebraica di Firenze, come quelle musulmana e cattolica, ha partecipato, ieri sera, alla preghiera comune con un proprio messaggio inviato dal Rabbino capo Joseph Levi all’arcivescovo mons. Ennio Antonelli. “In nome della comune tradizione – si legge nel testo – noi, ebrei, cristiani e musulmani, dobbiamo unirci in preghiera per chiedere aiuto a Dio e ricordare a chi ascolta che la vita di ogni donna, di ogni uomo, di ogni bambino, arabo o ebreo, israeliano o palestinese è sacra”. Secondo Levi, “solo attraverso la comprensione del dolore e della sofferenza dell’uno e dell’altro potremo avvicinare le parti, inducendole a vedere l’una nell’altra la dimensione divina della vita. E’ con una convinta preghiera che induce ad un cambiamento dell’animo si diventa costruttori della pace”. Ma come si costruisce la pace? A questa domanda Levi risponde: “concentrandosi su ciò che è buono, bello e divino nell’altro ed invitando l’altro a comprendere, a sua volta, ciò che è bello e divino in noi. I visi mascherati si rifiutano di vedere il viso umano e divino dell’altro. E’ la preghiera che ci aiuta a combattere la tendenza umana alla sfiducia, la tendenza umana a dare la colpa all’altro”. “Dobbiamo – conclude il messaggio – rinnovare questo richiamo all’umanizzazione dell’altro, per potere esprimere a voce alta questo invito alla responsabilità e alla preghiera dei leader spirituali del mondo ebraico, musulmano e cristiano, per richiamare tutti i popoli della regione a fare un passo indietro ad allontanarsi dalla fascinazione della morte”. “Uniamo le nostre mani per costruire insieme su questa terra un paradiso terrestre affascinato dalla vita e per far rivivere in noi l’immensa spiritualità che Iddio mise nelle nostre anime umane”.

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