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Terra Santa: Betlemme, bambini palestinesi accolgono il presidente Usa Biden cantando “Imagine” di John Lennon

Nel corso del suo viaggio in Medio Oriente, ieri il Presidente Usa, Joe Biden, è giunto a Betlemme, dove è stato accolto dal presidente palestinese Mahmoud Abbas. Al suo arrivo ha visitato la Natività, luogo della nascita di Gesù Cristo, accompagnato dai rappresentanti dei tre riti che controllano la basilica, ortodossi, armeni e francescani (rito latino) questi ultimi rappresentati dal Custode di Terra Santa padre Francesco Patton. 

Biden, di fede cattolica, si è fermato a pregare anche nella chiesa francescana di santa Caterina, attigua alla Natività. Nel chiostro del convento il presidente Usa è stato accolto da un coro di bambini palestinesi, in costume tipico e con bandierine palestinesi in mano, che hanno cantato “Imagine”, l’inno alla pace e alla speranza, scritto dall’ex Beatles, John Lennon. Il presidente Usa si è fermato ad ascoltare l’intera esecuzione vocale dei bambini che hanno cantato senza il supporto musicale.

Una visita che ha avuto “il pregio di riportare, all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, un conflitto mai sopito e che non ha più avuto particolare risalto”: così, al Sir, il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, commenta al Sir l’incontro di ieri, a Betlemme, del presidente statunitense, Joe Biden, con il suo omologo palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), una tappa attesa del suo viaggio in Medio Oriente. Al suo arrivo a Betlemme, Biden è stato accolto dal presidente palestinese. Durante il colloquio Biden, da un lato, ha annunciato 100 milioni di dollari di aiuti per gli ospedali di Gerusalemme Est, insieme a 200 milioni di fondi aggiuntivi per l’Unrwa, dall’altro, pur ribadendo il suo sostegno alla soluzione dei due Stati, ha rimarcato che al momento “la situazione non è matura” per la ripresa del processo di pace, in stallo dal 2014. Subito dopo Biden si è recato in visita alla basilica della Natività luogo della nascita di Gesù Cristo, accompagnato dai rappresentanti dei tre riti che controllano la basilica, ortodossi, armeni e francescani (rito latino) questi ultimi rappresentati dal Custode di Terra Santa padre Francesco Patton.

“Il presidente ha visitato un luogo a lui caro, e con momenti di commozione – ha detto al Sir, il Custode Patton -. Biden si è fermato a pregare anche nella nostra chiesa francescana di santa Caterina, attigua alla Natività. Ho scambiato con lui qualche parola mentre ero alla Mangiatoia e mentre lo accompagnavo in visita a Santa Caterina e poi dai bambini delle nostre scuole che lo hanno accolto con il canto ‘Imagine’ di John Lennon. I bambini che erano in costume tipico e con bandierine palestinesi in mano, – ha spiegato il Custode – hanno significativamente scelto questo brano proprio per ribadire la loro richiesta di vivere in pace. I popoli che abitano questa Terra hanno tutti bisogno di pace. Il nostro desiderio espresso al presidente – ha aggiunto Patton – è che si faccia il possibile per la pace. Come Custodi dei Luoghi Santi abbiamo ribadito di accompagnare con la preghiera gli sforzi della politica. Questo è il messaggio che cerchiamo sempre di trasmettere”.

“Israele – ha sottolineato Patton – va verso nuove elezioni in autunno e in mancanza di un governo solido è difficile avviare dialoghi. Credo tuttavia che – quando si richiama la necessità di trovare una soluzione, come ha fatto Biden – questo sia un segno positivo perché vuole dire che esiste ancora una volontà politica di favorire una ripresa dei dialoghi. Il problema adesso non è avere una soluzione ma riprendere a parlarsi. Questo è il passo fondamentale”. Padre Patton, infine, ha tracciato anche un primo bilancio del Capitolo Custodiale che si è svolto a Gerusalemme dal 4 al 14 luglio: “È stato un momento vissuto in fraternità. Ora bisogna lavorare sui vari fronti: la formazione interna è uno di questi, migliorare le strutture intermedie per fare in modo che i frati che vivono in piccole fraternità abbiano un contatto reale con quelle più vicine e non si sentano isolate. Il desiderio è di fare di più per chi vive in Siria e Libano. Poi ci sono i progetti formativi e di evangelizzazione da portare avanti: le vocazioni sono un buon numero per questo motivo bisogna garantire loro percorsi formativi seri. Vanno portati a compimento, infine, grossi lavori come il restauro del pavimento della basilica del Santo Sepolcro, il tunnel del Getsemani, i lavori nella Grotta dei Pastori e al Tabor”.