Lucca

Temperature alte: le piante germogliano, le api si risvegliano. Dietro l’angolo c’è il pericolo gelate, non è primavera

«Le temperature fuori controllo sono un problema nella maggior parte dei casi, perché la temperatura è un segnale per le piante e spesso per la ripresa vegetativa». Così Andrea Elmi presidente di Coldiretti Lucca, in merito alle attuali temperature stabilmente sopra le medie stagionali. La fase di ripresa vegetativa, tipica di certe piante, è primaverile e succede al riposo autunnale, per i paesi che si affacciano al Mediterraneo, e coincide con una maggiore esposizione alla luce solare, per via dell’allungarsi delle giornate, e con una ripresa della fotosintesi clorofilliana. Se questa fase si verifica a gennaio, nel momento sbagliato, può essere un problema.

«Il che vuol dire – specifica Elmi – una pianta da frutto che riparte col germogliamento ora. Difficilmente avremo da ora a primavera una stagione sempre calda così. La pianta una volta germogliata è esposta alle gelate: rischiamo delle perdite importanti di raccolto. Come la mimosa che è fiorita ora: non è che rifiorisce a marzo: se arriva il gelo la brucia. La pianta nel momento in cui parte col germogliamento rimette in moto tutti i meccanismi del movimento della linfa, quelli che – a causa del gel, Ndr – creano il danno».

Che cos’altro sta accadendo? «Si vedono le prime api uscite dal riposo invernale. Di sicuro arriverà del freddo e le coglierà di sorpresa: un discorso è se sono chiuse nel riposo invernale nell’alveare, un discorso è se sono fuori. Rischiamo una perdita del numero di esemplari e una minor produzione di miele nell’anno. Queste api si svegliano ora, ma non hanno abbastanza nutrimento in questa stagione perché di fioriture ce ne sono poche, per cui l’allevatore si trova a doverle nutrire, con dei costi aggiuntivi». C’è un settore esente da questi problemi? «Il settore a cui forse va un po’ meglio è il florovivaismo che con questo caldo riduce l’uso del riscaldamento nelle serre». Come si può riuscire ad adattarci alla crisi climatica? «Gli adattamenti possibili non sono tanti. Il problema è sulle piante da frutto, che sono in pieno campo: c’è poco da fare. Una cosa che nelle vigne si tende a fare è ritardare il più possibile la potatura perché questa ritarda il germogliamento. Al di là di questo, quando si è potato gli alberi da frutto non si potevano certo immaginare queste temperature». L’agricoltura è alle prese con un cambiamento epocale di paradigmi e di orientamento e di sopravvivenza. «L’agricoltore già da tempo ha messo in atto tutti gli iter necessari per cercare ad esempio di ottimizzare l’irrigazione con impianti a dosaggio a ritmo controllato, dove si può fare un po’ di accumulo. Serve muoversi a livello di Governo». Per Coldiretti è strategico immagazzinare acqua durante le fasi piovose dell’anno e portare a compimento il piano di bacini di accumulo presentato al Governo, su cui Coldiretti sta lavorando con la Regione Toscana, e ripristinare i vecchi invasi e crearne di nuovi grazie a un nuovo bando del Consorzio di Bonifica. Altri adattamenti? «In Sicilia da qualche anno si coltivano banane, avocado, mango e papaya». Qual è la posizione di Coldiretti? «L’importante è che sopravvivano le agricolture perché ci sono le tradizioni di territorio e di cultura. Se il cavolo in Sicilia non cresce più, ma cresce l’avocado, ben venga l’avocado: è necessario uno spirito di adattamento: oltretutto crea un nuovo settore che toglie alle importazioni estere».