Cultura & Società

Telefono azzurro: affascinati e preoccupati dall’AI

Indagine di Telefono azzurro e Bva-Doxa presentata oggi all’Università Cattolica di Milano. Per Ernesto Caffo serve un impegno globale di istituzioni, aziende e comunità: "Le piattaforme antepongano il benessere dei minori agli interessi commerciali"

(Foto Ansa/Sir)

Proteggere le nuove generazioni nel mondo digitale. È la sfida lanciata dalla Fondazione Sos Telefono azzurro che, in occasione del Safer Internet Day 2025 che ricorre domani, ha presentato oggi 10 febbraio, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, l’indagine “Il bambino al centro”, realizzata con Bva-Doxa. “Costruire un ambiente digitale più sicuro e inclusivo richiede un impegno globale – sostiene Ernesto Caffo, presidente di Telefono azzurro -. È fondamentale investire in infrastrutture sostenibili, rafforzare la governance delle piattaforme digitali per proteggere i diritti dei minori e promuovere una cooperazione internazionale che riduca le disuguaglianze”. Per Caffo servono “azioni ad alto impatto, capaci di agire su più livelli”. Fondamentale “definire i confini normativi”, ma “anche le piattaforme devono farsi promotrici di questo cambiamento e privilegiare il benessere di bambini e adolescenti rispetto agli interessi commerciali”. Tuttavia sicurezza e controlli non bastano: occorre fornire strumenti educativi ai minori per “renderli consapevole dei rischi presenti, riconoscerli ed evitarli”.

Rischio dipendenza. A livello globale, la dipendenza da smartphone è in aumento, con gravi implicazioni per il comportamento sociale e la qualità delle interazioni dei giovani. E’ quanto emerge dall’indagine presentata oggi a Milano. Tra i principali effetti: rischio dipendenza, impatto sull’autostima e pericoli psicologici legati all’interazione online. Potenziali impatti negativi di cui i ragazzi non sembrano essere consapevoli; di qui, sottolineano i curatori della ricerca, la “necessità di programmi educativi mirati”. Il 63% degli intervistati dichiara di aver provato almeno un’emozione mentre era sui social: il 24% invidia verso la vita degli altri, il 21% si è sentito diverso/a, il 19% inadeguato/a.

Fake news e cyberbullismo. Sono invece le fake news a preoccupare il 40% degli adolescenti che chiedono più informazioni per potersi difendere, seguite da privacy e dati personali (34%), cyberbullismo (32%) e adescamento online (31%). L’elevata esposizione ai social li rende particolarmente vulnerabili alla disinformazione, spingendoli a cercare strumenti per riconoscerla e contrastarla.

Genitori. Dallo studio emerge il fondamentale ruolo dei genitori nella crescita e nella formazione dei giovani nell’era digitale e la necessità di fornire una valida educazione digitale a tutte le famiglie affinché possano supportare i figli in modo competente. Ragazzi e ragazze dichiarano infatti che se fossero vittima di violenza sessuale online, lo segnalerebbero soprattutto ai genitori (76%), solo il 40% alle forze dell’ordine, il 14% agli amici. In caso di contenuti online potenzialmente dannosi o illeciti riguardanti altri minori o di episodi di cyberbullismo contro altri, la quasi totalità dei ragazzi segnalerebbe il fatto (98%-99%) e più del 70% anche in questo caso ai genitori.

Age Verification. Il dibattito sull’introduzione di sistemi di verifica dell’età per i social continua a suscitare opinioni contrastanti ma la questione diventa sempre più rilevante, soprattutto alla luce dell’aumento dell’accesso precoce dei minori alle piattaforme digitali. Dallo studio emerge che il 44% dei ragazzi ritiene l’age verification uno strumento utile per proteggere i minori, il 33% la ritiene fastidiosa ma necessaria e solo il 15% la ritiene inutile. Per il 76% dovrebbe essere obbligatoria su tutte le piattaforme che offrono contenuti potenzialmente inappropriati per i minori; il 37% indica o 16 anni come “età giusta” fino alla quale è necessaria la verifica. Tra i genitori. Invece, la percentuale di chi ritiene la verifica dell’età una pratica utile e necessaria sale al 71%.

Intelligenza artificiale. I ragazzi ne hanno una percezione ambivalente; molti ne riconoscono l’utilità per migliorare l’efficienza personale e facilitare attività quotidiane; tuttavia emergono anche preoccupazioni etiche e sociali. In particolare, per il 40%, con riferimento alle fake news. L’AI sta modificando profondamente anche lo scenario del cyberbullismo e dello sfruttamento sessuale online, introducendo nuovi rischi legati alla generazione e alla diffusione di contenuti di abuso e violenza.

I deepfake, in particolare, costituiscono una delle minacce più preoccupanti legate all’AI nel contesto di Csam (Child Sexual Abuse Material) e Csem (Child Sexual Exploitation Material). I giovani dichiarano infatti che un deepfake che li ritraesse causerebbe in loro forti disagi emotivi: il 40% teme che questi contenuti possano distruggere le loro relazioni sociali e la loro reputazione.