Cultura & Società
Teatro del Maggio, ultimo appuntamento sinfonico del 2024 con Mozart e Stravinskij
Sabato 21 dicembre alle ore 20, in Sala Mehta, il maestro Ivor Bolton sul podio dell’Orchestra e del Coro del Maggio
Giunge al termine la programmazione sinfonica del 2024 al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: sabato 21 dicembre alle ore 20, in Sala Zubin Mehta, il maestro Ivor Bolton sul podio dell’Orchestra e del Coro del Maggio.
In cartellone la Sinfonia n. 38 in re maggiore K. 504, detta Praga,di Wolfgang Amadeus Mozart e due composizioni di Igor Stravinskij: la suite da concerto Pulcinella e la Sinfonia di salmi per coro e orchestra. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
Ivor Bolton, che torna al Maggio dopo il concerto tenuto nel novembre del 2017, è fra i più autorevoli interpreti delle musiche di Mozart e Stravinskij di cui nel corso della sua carriera ha inciso a più riprese – di entrambi – numerose composizioni. È direttore principale della Basel Sinfonieorchester, direttore artistico del Teatro Real di Madrid e direttore principale della Dresden Festival Orchestra. Nel Regno Unito è stato direttore musicale dell’English Touring Opera, della Glyndebourne Touring Opera e direttore principale della Scottish Chamber Orchestra. Ha uno stretto rapporto con la Bayerische Staatsoper dove, dal 1994, ha diretto numerose nuove produzioni, in particolare le opere e le composizioni di Monteverdi, Handel e Mozart e ha ricevuto il prestigioso “Bayerische Theaterpreis” per il suo lavoro a Monaco. Il maestro Bolton è stato inoltre frequentemente ospite al Maggio: il concerto del 21 dicembre segna infatti la sua sedicesima direzione alla guida dell’Orchestra del Maggio, a partire dal suo primo concerto fiorentino tenuto al vecchio Teatro Comunale nel marzo del 1998.
La serata si apre con la Sinfonia n. 38 in re maggiore K. 504, detta “Praga”, di Wolfgang Amadeus Mozart: fu completata il 6 dicembre del 1786 (questo facilmente constatabile poiché Mozart, durante gli anni della sua maturità, tenne un catalogo completo delle proprie opere, nel quale inserì questa sinfonia datandola con precisione) e deve il suo nome alla città nella quale fu eseguita per la prima volta il 19 gennaio dell’anno successivo. Segue la suite da concerto Pulcinella di Igor Stravinskij: così come L’Oiseau de feu e la Sacre du primtemps nacquero sulla strada della collaborazione fra il compositore e Sergej Pavlovič Djagilev, il fondatore dei “Ballets Russes”, anche l’idea di comporre Pulcinella scaturì dal rapporto fra quest’ultimo e Stravinskij nella primavera del 1919. Djagilev aveva difatti scoperto al Conservatorio di Napoli parecchi manoscritti di musica incompiuta di Pergolesi e, rientrato a Parigi, propose al compositore di esaminare quelle musiche per riorchestrarle ed eventualmente realizzarne un balletto.
Chiude il concerto la Sinfonia di salmi per coro e orchestra, sempre di Stravinskij: nel 1930 il direttore Sergej Kusevickij, alla testa della Boston Symphony Orchestra da numerosi anni, chiese a Stravinskij di comporre una sinfonia per le celebrazioni del 50º anniversario dell’ensemble orchestrale. Il musicista accettò quasi subito l’invito dato che pensava di dedicarsi alla stesura di una partitura sinfonica ‘importante’ da parecchio tempo: l’opera si divide in tre parti basate rispettivamente sui versetti 13 e 14 del XXXVIII salmo, sui versetti 2, 3 4 del XXXIX salmo e sull’intero salmo CL del Libro dei Salmi dell’Antico Testamento.
Il programma:
Sinfonia n. 38 in re maggiore K. 504, Praga
Il 1786 è per Mozart un anno difficile. A Vienna le sue ultime composizioni non riscuotono più il favore di un tempo, perché considerate troppo difficili e più adatte a un pubblico di intenditori che di dilettanti desiderosi di svago musicale. A consolarlo dall’amarezza per la disaffezione del pubblico viennese giunge fortunatamente un invito da Praga, dove il compositore è chiamato per tastare con mano il successo senza pari ottenuto da Le nozze di Figaro. Per l’occasione, come omaggio alla benevola città boema che lo avrebbe accolto con tutti gli onori, Mozart compone una delle sue pagine sinfoniche più significative: la Sinfonia in re maggiore KV 504. Considerata ai vertici della produzione mozartiana, quest’opera mostra un’evoluzione rispetto alle sinfonie precedenti sia sul piano dell’organico, dove si attestano legni, corni e trombe a coppie, sia su quello formale, con l’introduzione di un Adagio in apertura prima dell’Allegro e la soppressione del Minuetto. Altra peculiarità è la consonanza dei tre movimenti con il mondo dell’opera. Nella Sinfonia “Praga” si respira infatti il clima delle grandi creazioni mozartiane per il teatro, dal primo movimento in cui il compositore anticipa atmosfere che ritroveremo nel Don Giovanni, al dinamicissimo terzo movimento in cui emergono echi e risonanze delle Nozze di Figaro.
Pulcinella, suite da concerto
Dopo la rivoluzione musicale condotta a suon di ritmi tellurici e primitivi dei suoi primi balletti, che lo avevano reso famoso nella Parigi di primo Novecento, Stravinskij è pronto a stupire ancora una volta il pubblico, ma attraverso un’altra via. Nel 1919 il suo pigmalione Sergej Djagilev gli suggerisce di realizzare un balletto ispirato a un canovaccio napoletano del Settecento, con protagonista Pulcinella, basandosi su una serie di musiche di Pergolesi (alcune delle quali erroneamente attribuitegli) conservate al Conservatorio di Napoli. Stravinskij, innamorato tanto della tradizione napoletana quanto della musica di Pergolesi, accetta con entusiasmo la nuova sfida realizzando così il primo dei suoi lavori del cosiddetto periodo neoclassico. «Pulcinella fu la mia scoperta del passato, l’epifania attraverso la quale tutto il mio lavoro ulteriore divenne possibile. Fu uno sguardo all’indietro – la prima di molte avventure amorose in quella direzione – ma fu anche uno sguardo allo specchio». Pulcinella rappresenta dunque un perfetto esempio di ‘musica al quadrato’, ossia di un’opera costruita sulla base di una musica preesistente in cui lo stile di Pergolesi è assimilato totalmente e in maniera sorprendente in quello di Stravinskij, tanto da risultare spesso difficile riconoscere la mano dell’uno o dell’altro. Molti dei brani di Pulcinella – balletto con canto in un atto – conservano infatti intatte la forma e le linee melodiche originarie di Pergolesi. Stravinskij dal canto suo interviene abilmente qua e là con alcuni tocchi da maestro: qualche dissonanza, qualche irregolarità ritmica, qualche accento spostato che, inseriti tra le trame dell’armonia pergolesiana, donano un carattere distintivo e personalissimo alla musica.
Sinfonia di salmi per coro e orchestra
Era il 1930 quando l’Orchestra Sinfonica di Boston chiamò all’appello i maggiori compositori del tempo perché realizzassero nuove opere destinate a celebrare il cinquantenario della fondazione dell’orchestra. Igor Stravinskij rispose all’invito realizzando la Sinfonia di salmi, una pagina sinfonico-corale «composta alla gloria di Dio», come riportato nella dedica in partitura, su testi tratti dai Salmi della Vulgata.Il termine sinfonia è inteso da Stravinskij nell’accezione etimologica di insieme di suoni eterogenei. La Sinfonia di salmi è costruitainfatti come un polittico sonoro che non mostra alcun legame con la sinfonia classica: nessuno sviluppo tematico, nessuna regola prestabilita da seguire per la costruzione dei tempi ma piena libertà nella scelta di forme, stile e scrittura. L’organico orchestrale impiegato mostra delle assenze significative: mancano infatti i violini e le viole nella sezione degli archi e i clarinetti in quella dei fiati. Il risultato è un suono più asciutto e più cupo che nelle intenzioni dell’autore meglio si addice a una pagina di profonda ispirazione religiosa. Il primo movimento (Exaudi orationem meam) è un canto di implorazione caratterizzato dall’uso ripetuto dell’intervallo di seconda minore, carico di angoscia e di pathos. Nel secondo movimento Stravinskij sfodera la sua abilità contrappuntistica nella forma più ardita della tradizione barocca. Il canto di ringraziamento al Signore (Expectans expectavi Domine) è costruito infatti su una doppia fuga – la prima strumentale, la seconda corale – dove l’innesto della seconda fuga sulla prima dà vita a un complesso intreccio polifonico. Il movimento conclusivo è un inno di lode (Laudate Dominum) dove si alternano momenti di statica ieraticità a episodi di barbarica violenza ritmica (nello stile del primo Stravinskij) fino alla chiusa, dove il motivo circolare dell’Allelujainiziale ritorna e si spegne sommessamente nell’ultimo accordo in do maggiore.