Cultura & Società
Teatro, coronavirus e crisi spettacoli. Fazi e La Ginestra: “Non è cambiato molto negli ultimi mesi. Tanti colleghi non stanno facendo nulla e sono disperati”
A maggio, con tutte le riaperture anche i teatri hanno ripreso le proprie attività, molti all’aperto. Ciò ha permesso a molti operatori del settore di “tirare un po’ il fiato” e iniziare a programmare la stagione invernale. Una stagione, però, che di fatto non è mai partita e che rischia di mettere in ginocchio un settore già fortemente provato. Per capirne di più sullo stato attuale del teatro in Italia e su eventuali prospettive future, il Sir ha raggiunto telefonicamente la conduttrice e attrice Beatrice Fazi e l’attore e direttore del teatro “Sette” Michele La Ginestra. Entrambi purtroppo sono stati colpiti in questi giorni dal Coronavirus, e si trovano in isolamento domiciliare con sintomi lievi o assenti.
Non dimenticare gli operatori del settore. “Non è cambiato molto negli ultimi mesi – racconta Fazi -. Io, ad esempio, avevo numerosi spettacoli in programma che sono stati annullati. Alcuni anche a priori perché le spese sarebbero state nettamente superiori agli incassi. Sono anche tanti i teatri che non hanno nemmeno provato a programmare la stagione.
Sinceramente non vedo una soluzione a breve termine, le notizie sui vaccini sono così contrastanti e la situazione sembra non migliorare di molto. Contestualmente si sta spegnendo a poco a poco anche il desiderio di progettare”. “Ci sono altre cose in ballo, ma è tutto un punto interrogativo – prosegue -. Davanti a me comunque non ho progetti concreti. Intorno è tutto ‘morto’ e non esiste un modo di intendere il teatro se non quello con il pubblico. Ci sono delle sperimentazioni in corso – come lo streaming –, ma io sono molto scettica al riguardo. Io stessa non guarderei uno spettacolo teatrale davanti a uno schermo. Lo spettacolo dal vivo è qualcosa di unico, irripetibile e magico, sia per chi lo fa che per chi lo fruisce. Non vedo alternative se non quella di poterlo fare in sicurezza e in presenza”. Per Fazi, un altro problema importante è quello della condizione economica delle migliaia di addetti ai lavori del settore.
“Quando io recito – spiega -, lo faccio all’unisono con tutti i tecnici e gli operatori. Sono tutti elementi senza i quali uno spettacolo non può esistere. È tutto un insieme di gente che lavora perché una cosa avvenga. Al momento tanti di loro sono senza speranza. E, dietro di loro, ci sono famiglie. E’ essenziale che non vengano dimenticati”.
Tanti colleghi sono disperati. Sulla stessa linea anche Michele La Ginestra. “A oggi siamo completamente chiusi, l’unica attività concessa è quella dei laboratori teatrali, condizionata da tutte le precauzioni che poco si conciliano con l’attività teatrale . Tuttavia – spiega – riusciamo a portarla avanti con le mille defezioni del caso. Per il futuro, quindi, non c’è una prospettiva rosea. Anche perché sarà difficile far tornare la gente a teatro”.
Anche per La Ginestra uno dei problemi più gravi di questa situazione è quello degli addetti ai lavori: “E’ un problema sotto gli occhi di tutti. Alcuni stanno ancora aspettando i soldi dei mesi scorsi e sono bloccati. Tanti colleghi non stanno facendo nulla e sono disperati.
I pochi che possono lavorare in televisione vanno avanti mentre gli altri sono tutti fermi. Anche noi, come struttura teatrale abbiamo avuto degli aiuti, ma, anche se le somme stanziate sono state importanti, siamo sempre in grande difficoltà. Vedo, inoltre, slittare sempre di più la possibilità di una ripresa. Una ripresa che sarà complicata per garantire tutti quelli che frequentano il teatro”. Oggi, conclude, “anche se in maniera più cauta, c’è e ci deve essere sempre un certo ottimismo che la situazione si possa risolvere in qualche modo”.