Toscana

Tariffe, se l’acqua non è uguale per tutti

di Simone PitossiE’ proprio vero che l’acqua non è tutta uguale. Basta mettere sotto esame bilanci, investimenti e tariffe dei sei Ato della Toscana. Cosa sono gli Ato? Gli Ambiti territoriali ottimali in cui è stata suddivisa la nostra regione: i Comuni che ne fanno parte si consorziano e poi nominano l’Autorità di ambito che ha funzione di programmazione e di controllo. Dal confronto tra gli Ato emerge un quadro di contraddizioni e di forti dubbi sul fatto che la gestione dell’acqua in Toscana sia davvero «ottimale».

Tutto ciò è confermato dal malcontento della popolazione per le bollette sempre più salate, per le modalità di gestione delle tariffe poco trasparenti e chiare, per le applicazioni di canoni, per le disparità tra zona e zona, per la mancanza di referenti informativi certi e capaci di dare risposte tempestive e risolutive.

Iniziamo dalle tariffe. Dal confronto tra i diversi Ato si notano forti differenze: un’utenza domestica che consuma 60 metri cubi annui spende circa 68 euro nei comuni dell’Ato 1 (Massa) e dell’Ato 3 (Firenze), più di 81 nell’Ato 6 (Grosseto e Siena), 88 nell’Ato 2 (Lucca), oltre 92 nell’Ato 5 (Livorno) e più di 115 nell’Ato 4 (Arezzo).

E le differenze proseguono, con criteri difformi, anche per le fasce di consumo più alte: e si va dai 428 euro di spesa per un’utenza domestica che consuma 350 metri cubi annui nei comuni montani della zona di Massa agli 820 euro nell’Ato 3 di Firenze. Con previsioni di forte aumento: in cinque anni l’Ato 1 prevede un incremento tariffario di circa il 37%, l’Ato 2 del 31, l’Ato 3 di circa il 25, del 36,6% per l’Ato 4 (dove nel decennio si prevede l’esatto raddoppio delle attuali tariffe), il 16,4% per l’Ato 5 e il 35,3% in più per le tariffe dell’Ato 6. Con quali criteri? Forse perché alcune zone prevedono maggiori investimenti? Non sembrerebbe, a leggere le tabelle degli investimenti dei singoli Ato: dove le cifre, ed anche le dimensioni delle perdite nella rete acquedottistica, non sembra correlata con i diversi livelli di investimento. Ad esempio l’Ato 5 che investe di meno (341 milioni di euro) e risulta aver minori perdite di rete (37%), e quindi meno costi, per quale ragione applica tariffe più alte?

Non solo. L’attuale sistema di tariffazione dei consumi idrici è fortemente penalizzante per le famiglie, ancor di più per le famiglie numerose. Con il sistema delle fasce infatti, facendo pagare di più, anche con aggravi molto forti, a chi «consuma di più», si finisce per applicare le tariffe di fascia più alta ai nuclei più numerosi. Mentre il single, a prescindere dal reddito, paga la sua acqua con la tariffa agevolata, il terzo figlio paga l’acqua che consuma a costi molto più alti. Un esempio: nell’Ato 2 una mono–utenza paga circa 86 euro, mentre la bolletta di una famiglia di 4 persone sfiora i 475 euro. E così è anche in tutti gli altri territori, più o meno.

Vi è poi la questione relativa ai ruoli che svolgono o dovrebbero svolgere le Autorità di Ambito territoriale ottimale. Recentemente il presidente della giunta regionale Claudio Martini, sotto tiro per il gran numero di nomine e consulenze, ha ipotizzato di ridurre i «carrozzoni» assommando in un’unica autorità di ambito regionale i sei Ato nei quali oggi il territorio toscano è suddiviso. Probabilmente si tratta di un accentramento che porta con sé più rischi che vantaggi. Così si amplierebbero oltre misura, in un unico ente, le competenze su un settore delicato e assai complesso. Anche se non c’è dubbio che un ruolo di maggior coordinamento svolto direttamente dalla Regione, sarebbe quanto mai necessario.

Il problema reale è un altro: che sempre questi Ato sono enti che per l’esile struttura dipendono di fatto più agli interessi del soggetto gestore che dei cittadini e dei territori. Un esempio: l’Ato 3, quello più grande, ha un organico di 9 tra funzionari e dirigenti. La società che gestisce il servizio, Publiacqua, ha in organico 714 addetti. Il capitolo della gestione è un altro punto di grande importanza, sul quale proprio le carenze di controllo e di indirizzo da parte degli Ato si mostrano palesemente.

Il passaggio della gestione idrica dalla forma diretta da parte dei comuni a società specializzate, in altre parole il passaggio a una sorta di «privatizzazione» aveva una sua logica: attraverso le sinergie, un elevato know-how, una specializzazione, e ancor più attraverso un confronto di mercato e una concorrenza reale, sarebbe stato possibile offrire ai cittadini servizi migliori ed efficienti, costi contenuti, qualità più alta, consentendo investimenti sulla rete e sui servizi. Ma questo processo di privatizzazione è rimasto incompleto e per il momento non c’è possibilità di mercato e di concorrenza.

Carraresi: servonomaggiori controlliC’è la necessità di una maggiore omogeneità nelle scelte, nei criteri, nei parametri adottati». La pensa così il capogruppo Udc in Consiglio regionale Marco Carraresi. «Serve anche maggior controllo sugli indirizzi dei singoli Ato, affinché non si creino tra i diversi territori toscani, situazioni di palese sperequazione, non giustificate dalle diverse situazioni locali, ma dall’applicazione di criteri differenziati. In questo la Regione può e deve dare nuovi e più cogenti indirizzi». «E dalla Regione Toscana – conclude Carraresi – sarebbe opportuno, anzi doveroso, attendersi, atti di preciso indirizzo in merito a determinate modulazioni tariffarie in tutti gli Ato del territorio toscano. Indirizzi in merito alla salvaguardia delle fasce più deboli, e in particolare delle famiglie numerose». La Margherita propone un OsservatorioLa Margherita quasi due anni ha presentato una proposta di legge regionale per la costituzione di un Osservatorio sui servizi pubblici con l’obiettivo di monitorare i costi di produzione e le tariffe. «In questo periodo – spiega il consigliere regionale Gianluca Parrini – non pochi sono stati gli apprezzamenti maturati sul nostro contributo da parte di amministratori locali, categorie, sindacati e cittadini, segno questo di come il problema al centro della proposta sia riconosciuto in tutta la sua valenza. Contributo, il nostro, che auspichiamo possa essere recepito integralmente dalla legge che uscirà da Palazzo Panciatichi». La schedaLa Toscana ha circa 3.550.000 abitanti; 10 Province, 287 Comuni. La rete idrica è di 29.400 km. e raggiunge il 93,3% della popolazione. Ci sono 818 impianti di depurazione con diverso livello di tecnologia e quindi di efficacia, hanno la capacità di trattare le acque per 2,3 milioni di abitanti (65%). In molti distretti industriali (tessile, carta, cuoio) e nei territori che comprendono Imprese che fanno uso dell’acqua, esistono problemi di depurazione delle acque (a volte del ciclo produttivo) e di selezione delle fonti di approvvigionamento (superficie, pozzi, falda). Il piano regionale di azione ambientale della Regione Toscana fissa ed aggiorna obiettivi, azioni, risorse volti a migliorare progressivamente la situazione, ridurre i consumi, selezionare le fonti di approvvigionamento preservando le falde. In Toscana si prelevano 440 milioni di metri cubi di acqua per usi potabili (110 milioni da corsi d’acqua, 10 da laghi ed invasi, 113 da sorgenti, 205 milioni da pozzi). Nel 2003 la Toscana ha rischiato il razionamento nell’uso dell’acqua per siccità. Gli impianti di potabilizzazione sono 1148 di cui 797 cloratori semplici. • Ato 1 – Organico: 5 dirigentiGestore: Gaia spa (280 addetti)Investimenti: 360 miliori euroIncremento tariffe 5 anni: 36,9% • Ato 2 – Organico: 11 dirigentiGestore: Acque spa (422 addetti)Investimenti: 664 milioni euroIncremento tariffe 5 anni: 31% • Ato 3 – Organico: 9 dirigentiGestore: Publiacqua (714 addetti)Investimenti: 766 milioni euroIncremento tariffe 5 anni: 24,8% • Ato 4 – Organico: 6 dirigentiGestore: Nuove Acque spa (195 addetti)Investimenti: 254 milioni euroIncremento tariffe 5 anni: 36,6% • Ato 5 – Organico: 6 dirigentiGestore: Asa spa (300 addetti)Investimenti: 341 milioni euroIncremento tariffe 5 anni: 16,4% • Ato 6 – Organico: 5 dirigentiGestore: Fiora spa (135 addetti)Investimenti: 390 milioni euroIncremento tariffe 5 anni: 35,3

I portatori di famiglia, maltrattati e taglieggiati

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