Massa Carrara - Pontremoli
Tante idee… in «venticinque righe»
di Gualtiero Sollazzi
Quando si dice delle idee bizzarre. Chissà perché m’è venuto in mente, partecipando alla prima assise del Sinodo, quell’espressione famosa della Didachè «tanti grani, una sola ostia». Là si parla dell’Eucarestia, e io lo pensavo in relazione a quella gente che ha preso la parola in assemblea. Pareva che il pomeriggio sinodale partisse male con tutta quell’acqua che non usciva come l’antico profeta intravedeva «dal lato destro del tempio» ma si abbatteva violentemente addosso a tutti noi per la strada, nonostante gli ombrelli. Eppure, i sinodali sono arrivati fedelmente al primo dei tanti appuntamenti fissati, pur inzuppati da capo ai piedi. S’è incominciato come da programma. Canto, preghiere, professione di fede: tutto ok. Più che raccontare del vescovo, del relatore di cui si può leggere in altra parte del giornale, preferisco fissarmi sulla gente della platea. Che prima ascolta, applaude cortesemente e poi si lancia. Il Sinodo, del resto, si costruisce anche, per non dire soprattutto, con gli interventi dei sinodali. Che sono stati una lieta sorpresa. Intanto, moltissimi. Poi, assai motivati, addirittura appassionati senza paura di suggerire correzioni, abolizioni, integrazioni al documento in discussione «La Chiesa comunità di chiamati». Questo era stato non solo letto, ma meditato, da alcuni si potrebbe dire, scandagliato. Buon segno. Di coscienza ecclesiale, di lealtà verso i «collegi» di appartenenza, di passione per la santa Chiesa di Dio. Parlando, ognuno, come «il cor gli dettava», non ha badato alla bella figura ma ha cercato la sostanza. Si vedeva bene che non si era ad una tornata accademica: si era invece ad un avvenimento di una Chiesa che onestamente si interrogava. Con tanti apporti per un solo scopo. Ringraziamone Dio, e pure i sinodali. Oltretutto, anche disciplinati. Avevano a disposizione solo cinque minuti per dire la loro: rispettati in pieno. Diceva Pitigrilli: «Quando hai scritto 200 righe cancellane cento. Poi riducile a 50, ma sei se capace di dire le stesse cose in 25 righe sei quasi perfetto». Lui lo diceva a chi intendeva scrivere, io lo dico di questi sinodali che hanno saputo dire tante cose in «venticinque righe».