Vita Chiesa
Taizé, in 40 mila a Roma per rilanciare l’ecumenismo
Il gruppo più numeroso è costituito dagli italiani 13.000, subito tallonati dai polacchi, 12.000; notevole la presenza ucraina, 3.500 ragazzi, seguiti da francesi, tedeschi e croati, 2.000 ciascuno. Rappresentati tutti i paesi dell’Europa ma anche di altri continenti: all’incontro ci sono giovani provenienti da Libano, Stati Uniti, Corea, Australia, Argentina, Cile, India, Indonesia e Sud Africa. I ragazzi pregano ogni giorno alle 14 e alle 19.30 in sette grandi chiese della città, fra queste le basiliche maggiori: San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le mura; gli incontri del pomeriggio includono visite alle catacombe e ad altri luoghi significativi della fede. Uno dei momenti culminanti è l’incontro di preghiera con il papa in piazza san Pietro, previsto per questo pomeriggio.
«La continuità della fede». «Cosa viviamo in questi giorni? – si è chiesto ieri sera il priore frère Alois, nella prima meditazione dell’incontro a San Giovanni in Laterano – A Roma scopriamo le tracce della continuità della fede, dagli apostoli fino ai nostri giorni. Inoltre, pur provenendo da popoli diversi e da diverse confessioni cristiane, approfondiremo la nostra solidarietà, in un momento storico in cui le difficoltà materiali ci spingono invece verso la paura e il ripiegarsi sulla propria identità». Frère Alois ha sottolineato che è essenziale vivere questi giorni come «un pellegrinaggio interiore, scoprendo in sé le fonti della fiducia in Dio». Il religioso ha notato che «in un mondo in cui la fiducia in Dio è sempre meno scontata, una risposta personale a questa domanda orienta la nostra vita». Per frère Alois «nessuno può vivere senza fare affidamento su qualcosa. C’è chi si affida alla speranza di un futuro migliore, chi all’amore di una persona cara, chi all’accumularsi di ricchezze o al ricercare il successo. Credere vuol dire fare affidamento su Dio, osare affidarsi al suo amore. Dio si offre di essere questo sostegno per noi. Ed eccoci liberi di aprirci senza paura al futuro e agli altri». La preghiera si è conclusa con un gesto dal valore simbolico: una croce è stata appoggiata per terra in mezzo alla navata principale e i giovani si sono inginocchiati a poggiare la propria fronte su di essa, per affidare a Dio i propri «pesi» e quelli degli altri.
Una basilica stracolma e il silenzio. «E’ bellissimo vedere questa basilica strapiena di giovani di tutta Europa – ha detto al Sir don Maurizio Mirilli, responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Roma – e ammirare il loro silenzio: una chiesa piena di migliaia di giovani che hanno cantato ma sono stati in silenzio per lunghi minuti… E poi vederli intorno alla croce, vederli uniti nel testimoniare la loro fede ma anche convinti sostenitori della pace, della fraternità e della solidarietà tra i popoli». Il sacerdote ha sottolineato che comunque è pur vero che «a Roma vivere la preghiera non in un fredda fiera ma all’interno di queste splendide basiliche, da un tocco di fede e spiritualità in più, perché la fede, l’atmosfera che i giovani danno è bella ovunque, ma qui c’è la tradizione, soprattutto in questa chiesa di San Giovanni in Laterano che è la madre di tutte le chiese di Roma». Don Mirilli si è detto convinto che per la diocesi «questo incontro significa la possibilità di rilanciare e rivivere il clima della Giornata mondiale della gioventù di Tor Vergata, del 2000, significa ridare forza e coraggio ai giovani delle parrocchie di Roma che sostenuti dai loro coetanei di tutta Europa possono continuare a credere e testimoniare la loro fede a testa alta».
L’ecumenismo non è in panne. Intanto sono numerosi i messaggi arrivati per l’incontro a partire da quello del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli il quale si congratula per la celebrazione del 35° incontro. «Questo solo fatto – scrive – scredita le più pessimistiche considerazioni che tendono a relegare l’ecumenismo nel posto delle iniziative non riuscite della storia. Se possiamo dire, contrariamente all’opinione comune, che l’ecumenismo non è in panne, è soprattutto perché è sostenuto dalla forza vitale della vostra gioventù». Messaggi anche dal Patriarcato di Mosca, attraverso Hilarion, metropolita di Volokolamsk, il quale si rivolge ai giovani e si augura che «possa la vostra partecipazione all’incontro europeo annuale radicarvi più profondamente nel Cristo e rinsaldare la vostra fede» e dall’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams che ha notato come «nel primo Natale, Dio ha mandato un invito sotto la forma di una vita umana, Gesù di Nazareth… Il nostro personale atto di fiducia deve riflettere la fiducia di Dio verso il mondo, ed essa fluirà dalla libertà che avremo di continuare, sostenuti dallo Spirito di Dio, ad invitare altri, uomini e donne, ad entrare nell’amore».