Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Suor Raffaella una «mamma» per orfani e fanciulle.

Sul retro di un’immagine che teneva nel breviario, suor Raffaella aveva scritto così: «Nata a Fiume il 12-XI-1924; battezzata il 21-XII-1924; entrata in Congregazione il 25-III-1947; Professione Perpetua, Trieste, il 20-VII-1952». Una vita che dolcemente si è conclusa nel bacio del Signore sabato 13 marzo, alle 21, nella nostra nuova residenza di Terontola. Tutta la nostra piccola comunità era vicino a quel letto che diventava un altare di offerta. Era accanto a lei il sacerdote da cui suor Raffaella ha ricevuto gli ultimi sacramenti: era il suo Signore che sacramentalmente si univa a lei e la prendeva con sé. Quasi subito il suo respiro si è spento e abbiamo sentito, con la certezza della fede, che per lei si erano aperti cieli nuovi e terre nuove. In quel momento tutte, proprio tutte, abbiamo pregato: «Signore, fa’ che la nostra morte possiamo viverla così». Solo una settimana prima al sacerdote che era andato a visitarla e che le diceva «Quando camminerà un poco, ritornerà nella nostra chiesa di Sant’Angelo», lei rispose: «Ma io non voglio camminare, voglio volare».Entrata ventenne nella Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, ha vissuto profondamente il doppio distacco negli anni della sua giovinezza: dalla famiglia che amava intensamente e che era stata duramente colpita dagli eventi postbellici; dalla sua amata città natale, Fiume, in quell’esodo durissimo che fu uno sradicamento per sempre. Seguì l’invito di Gesù in totale fedeltà e serietà di impegno. Erano in lei doni evidenti del Signore una luminosa intelligenza, un’acuta sensibilità, una seria rettitudine. Sapeva tacere, soprattutto nella sofferenza, e sapeva ascoltare.Ebbe sempre, nella Congregazione, uffici e incarichi importanti. Concluso il noviziato, fu inviata a Pieris (Gorizia), in quella Casa Maria Bambina che fu famiglia gioiosa per tante orfanelle del dopoguerra. Dopo gli anni di studio a Roma, in un istituto di formazione per educatrici, ritornò a Pieris, dove fu Superiora e Madre per diversi anni e dove educò tantissime fanciulle. Tra i fiori donati per le sue esequie un bouquet portava la scritta: «Ciao, mamma!». Anche in seguito le vennero affidati compiti molto delicati, come il brefotrofio di Calci (Pisa) e quello di Marina di Pisa, dove venivano raccolti piccoli bambini abbandonati. Ci raccontava talvolta, sommessamente e sempre commossa, storie dolore di piccole creature che il Signore offriva al suo cuore perché in qualche modo le sollevasse.Dopo alcuni anni fu nominata Superiora della nostra piccola comunità che operava nella clinica Venarelli di Roma. Era un’attività straordinaria per il suo carisma, eppure suor Raffaella seppe affrontarla con intelligente sensibilità. Cortona l’ebbe poi come Superiora in quel collegio femminile che venne chiamato «Conservatorio». Poi a Pergo: ancora tanti uffici ricoperti con dedizione per amore delle sorelle e di chiunque le si presentasse. Non era facile scoprire i tesori di quest’anima, tanta era l’umile discrezione della Madre. Li scoprivamo quando il nostro cuore ne aveva bisogno: in una prova, in un dolore, perché allora vedendo quello sguardo, sentivi quella mano che stringeva la tua per sostenerti. Rigorosamente severa con se stessa, sapeva essere ferma con quelle tra noi che si affidavano a lei per il proprio cammino spirituale. Ma la sua parola era tale che sempre costruiva dentro di noi, senza mai distruggere.Un lungo cammino fatto insieme, dunque; un cammino per noi non concluso, un cammino che si farà ancora insieme a lei. Solo che suor Raffaella è andata un po’ avanti e noi siamo rimaste un po’ indietro. Ma la meta è quella: il nostro Dio di amore. Che ella continui ad aiutarci. Ne abbiamo bisogno in quest’ora in cui ci sentiamo un po’ più sole. Sia per noi l’angelo che ci guida a Te, Signore.suor Gabriella