Vita Chiesa

Summit disarmo: card. Turkson (Santa Sede), «siamo sull’orlo di un olocausto nucleare»

«Incoraggiare gli Stati dotati di armi nucleari a perseguire strategie di riduzione delle armi e testate nucleari, per avere un mondo libero» da questi ultimi: così il cardinale ha sintetizzato l’obiettivo del summit, a cui partecipano anche 11 Premi Nobel per la Pace. «In questo momento storico esiste una paura di una catastrofe nucleare che si è intensificata così tanto», l’analisi del porporato, secondo il quale quello delle armi nucleari è «un problema globale che influenza tutte le nazioni e ha un impatto non solo sulla generazione attuale, ma anche su quelle future».

Per questo, la tesi di Turkson, «saranno molto importanti le decisioni dei nostri politici, perché avranno conseguenze sullo sviluppo del nostro Paese». «Le persone chiedono sicurezza per loro e le loro famiglie», ha proseguito il cardinale, ma «non si può rispondere con la proliferazione delle armi di distruzione di massa, e nucleari in particolare, perché non solo ciò aumenta il problema della sicurezza, ma riduce la possibilità di migliorare la vita delle popolazioni, le condizioni di vita e quelle ambientali». «La sicurezza non viene data dal numero di armi che possediamo», il grido d’allarme di Turkson, che ha citato il presidente americano Eisenhower: «Ogni volta che si utilizzano le armi, ciò rappresenta un furto, per le risorse tolte alle popolazioni che devono lottare per la sopravvivenza». «Le armi nucleari sono un furto per le popolazioni, perché portano via le speranze dei bambini», ha ammonito il cardinale soffermandosi sul costo delle armi nucleari, i cui investimenti potrebbero essere utilizzati per costruire scuole, strade e ospedali.

Sono 360 gli esperti di tutto il mondo che partecipano oggi e domani in Vaticano alla conferenza organizzata dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale nell’Aula Paolo VI. L’evento, che avrà il suo clou oggi con l’udienza di Papa Francesco alle ore 12 nella Sala Clementina, è una occasione «per ribadire e sviluppare la posizione della Santa Sede in materia, confermando l’importanza del dialogo ecumenico ed interreligioso». «La Santa Sede – si legge in una nota – incoraggia infatti il disarmo nucleare definitivo e totale», per diversi motivi: se si prendono in considerazione le principali minacce alla situazione attuale come «terrorismo, conflitti asimmetrici, sicurezza informatica, problematiche ambientali, povertà, non pochi dubbi emergono circa l’inadeguatezza della deterrenza nucleare a rispondere efficacemente a tali sfide»; inoltre un utilizzo degli ordigni nucleari avrebbe «devastanti effetti indiscriminati e incontrollabili nel tempo e nello spazio», con «catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali».

La Santa Sede mette in evidenza anche lo «spreco di risorse per il nucleare a scopo militare», risorse che potrebbero essere utilizzate invece per lottare contro la povertà nel mondo e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Alla conferenza partecipano, tra gli altri, 11 Premi Nobel per la Pace, i vertici di Onu e Nato, rappresentanti di Russia, Stati Uniti, Corea del Sud, Iran, rappresentanti delle Conferenze episcopali e delle Chiese, a livello ecumenico e di altre fedi, delegazioni di docenti e studenti. Ci sarà anche la testimonianza di Masako Wada, assistant secretary general della Nihon Hidankyo, una delle ultime superstiti del bombardamento di Hiroshima. Oltre  180 i giornalisti accreditati. La conferenza è organizzata in collaborazione con Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, Centro interdisciplinare scienze per la pace; Università di Pisa; Conferenza episcopale giapponese; Conferenza episcopale tedesca; Georgetown University; Kroc Institute for International Peace Studies of the Keough School of Global Affairs; Mazda Motor Europe GmbH; Notre Dame University, Office of the President; Nuclear Threat Iniziative; Pugwash Conferences on Science and World Affairs; Senzatomica; Soka Gakkai International; Unione degli scienziati per il disarmo onlus.