Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Sulle orme dei Magi per cercare la Verità.

Siamo cercatori di felicità, appassionati e mai sazi. Questa inquietudine ci accomuna tutti. Sembra quasi che sia la dimensione più forte e consistente dell’esistenza, il punto di incontro e di convergenza delle differenze. Non può essere che così: è la nostra vita quotidiana il luogo da cui sale la sete di felicità. Nasce con il primo anelito di vita e si spegne con l’ultimo. Nel cammino tra la nascita e la morte, siamo tutti cercatori di felicità». Così si esprimono i vescovi italiani nella «Lettera ai cercatori di Dio», che l’arcivescovo Riccardo Fontana ha voluto consegnare simbolicamente a tutti i catechisti della diocesi in occasione del conferimento del mandato.Il desiderio, ricorda la Lettera, muove il cuore degli uomini; i desideri ci fanno credere di poter soddisfare la sete di assoluto che brucia dentro di noi. Alcuni sono desideri semplici, alla portata di tutti, altri sono desideri utopistici, che ci fanno piombare nella frustrazione. Alla fine di ogni desiderio esaudito, però, sperimentiamo che il nostro cuore è destinato ad altro, è assetato di infinito. Quella del Natale è la festa del desiderio che non si arrende, la festa di alcuni cercatori umili, semplici, fiduciosi nell’annuncio degli angeli e di altre cercatori colti e benestanti che passano il proprio tempo a scoprire nuove teorie e verificarle. È la festa di ogni uomo che, libero da ogni condizionamento, si riscopre semplicemente un cercatore. E, ancora una volta, la Parola ci scuote, ci scardina dalle nostre certezze: non siamo giudicati dai risultati della devozione e neppure dalla coerenza, ma dal genuino desiderio di andare oltre. Per noi, che già abbiamo trovato il Signore, questa festa è un invito a superare le nostre piccole certezze per assumere lo sguardo di Dio.Nella notte del mondo, nella notte del cuore, i Magi si sono fatti pellegrini, guidati da una stella, per andare alla ricerca di colui che dà senso alla vita e alla storia. I Magi rappresentano tutti cercatore di verità, pronti a vivere l’esistenza come uscita da se stessi, come un cammino verso l’incontro con la luce che viene dall’alto, di fronte alla quale l’unico atteggiamento degno è l’adorazione.I Magi, pellegrini della notte, rappresentano tutti i cercatori di verità. Non solo chi crede, ma anche chi non crede. È questa l’altissima dignità dell’uomo: essere in cammino, cercare la verità, cercare il senso della vita. La grande tentazione, in questo percorso, soprattutto per chi vive già un’esperienza di fede ed accompagna altri in questo cammino, è quella di sentirsi arrivati, non più viandanti, ma possessori, dominatore di un oggi che vorrebbe arrestare la fatica del cammino.Dai Magi ci giunge allora l’invito a rimetterci in cammino ogni giorno, nella vita come nella fede, a non essere evangelizzatori comodi, per abitudine; e a percorrere la strada insieme, uniti nella comune speranza.«C’è una speranza che nasce e cresce grazie ai rapporti con le persone – si legge nella “Lettera ai cercatori di Dio” –; anzi certi rapporti, aperti al dialogo e alla collaborazione, generano speranza, perché ci fanno sentire accolti e cercati e ci stimolano all’azione. Ma è possibile pensare e desiderare la speranza come dono che viene a noi in modo imprevedibile, come intervento non soltanto umano? Un dono che trascende le nostre possibilità, la nostra progettualità, i nostri orizzonti?».Chi ha avuto la grazia di sperimentare l’incontro con Dio nella propria vita, può testimoniare che se l’uomo è alla ricerca di Dio, nondimeno Dio è alla ricerca dell’uomo. Il Natale viene a dirci che Dio esce dal silenzio per incontrare la nostra storia e farsi nostro compagno di viaggio. Pellegrini della notte, guidati dalla stella, i Magi hanno riconosciuto nel Bambino la presenza della verità, della luce che salva. Lo hanno adorato. È in quest’adorazione che l’uomo in ricerca era giunto da quel Dio che è da sempre alla ricerca dell’uomo, che ha tempo per l’uomo. Il Natale non è più soltanto l’uomo che bussa alla porta di Dio, ma Dio stesso che bussa alla porta di ciascuno di noi. Il teologo Barth ci ricorda: «L’uomo può dirsi senza Dio, può dirsi ateo, ma Dio non può dirsi senza l’uomo, perché Dio non è più senza l’uomo, rimane abbracciato, così coinvolto con l’umanità da appartenere ad essa in Cristo Gesù».Con questo pensiero vogliamo un Natale da autentici cercatori di Dio.di Silvia Mancini