Vita Chiesa

Sulla croce ritroviamo la speranza

Le forze del male sembrano diffondersi sempre di più nel mondo e ci indignano maggiormente quando si abbattono contro i più deboli, gli innocenti, contro coloro che ancora non possono difendersi. A volte, siamo tentati di credere che il male sia più forte del bene, e dimentichiamo la nostra vocazione: dare ragione della speranza che è in noi. Ma c’è davvero, in noi, questa speranza? La settimana santa è il tempo della speranza per ogni uomo della terra. È l’annuncio della gioia, la vittoria della vita.

Cristo soffre e muore e in quella croce, in quella tomba vuota sta la forza, la certezza di ogni cristiano. Ecco che Dio ci dice: «Non temere, io ho già vinto!». Ma come credere nella vittoria quando gli eserciti del bene sono sconfitti dalle schiere del maligno? Come credere nella vita, quando attorno a noi imperversa la guerra, la distruzione, la morte? Come credere nella gioia, quando la crudeltà ci priva della voglia di sorridere? In quel Crocifisso, sta la risposta. Egli ci aspetta, in questa settimana, perché abbiamo il coraggio di fermarci davanti a lui in silenzio per ascoltare ciò che ha da dirci. Forse andremo da lui arrabbiati, pieni di domande, e magari non troveremo le risposte che aspettiamo. Tuttavia, forse impareremo cosa significa amare, cosa vuol dire che l’odio si sconfigge solo con l’amore, il perdono, il bene. E se cerchiamo da lui gioie appaganti, resteremo stupiti di fronte a quel legno scandaloso: un legno, però, ricco di promesse che non ingannano, come invece cerca di fare l’anticristo, colui che sparge odio fra gli uomini per privarli della gioia, della pace, della beatitudine di vivere in Dio.

La settimana santa è una porta aperta. È il tempo in cui tu sei atteso da Colui che ha vissuto la Passione pensando a te. È la settimana in cui chi soffre può ritrovare forza e speranza. E’ il tempo in cui ognuno di noi non può limitarsi a condannare ingiustizie, assassini e uomini malvagi. Cristo ha sparso il suo sangue per salvarli e tu, se sei cristiano, non puoi disprezzarli. Se lo fai, la tua mentalità è pagana. Tu, piuttosto, devi «morire» per l’uomo che ha sbagliato, come ha fatto Cristo. Come? Prega per lui, perché il Signore tocchi il suo cuore. Non giudicare, perché non sai cosa tu saresti stato se Dio non ti avesse tenuto una mano sulla testa. Non puntare il dito e non limitarti a vedere il male o a denunciare le ingiustizie: combatti l’ingiustizia che c’è in te, l’egoismo del tuo cuore. Non fuggire da te stesso attraverso una critica che ti fa sentire buono e acquieta la tua coscienza. Di parole e giudizi, a volte anche banali, è pieno il mondo. E’ dentro di te che devi lavorare; è lì che l’umanità può essere cambiata; è lì che Dio ti aspetta in questa «settimana dell’amore» per guarire, nel tuo cuore, il cuore stesso del mondo.Suor Mirella Caterinadelle contemplative domenicane di Pratovecchio