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Suicidio assistito, c’è anche chi si batte per il diritto dei disabili a una vita dignitosa

Mentre in Italia si riaccende il dibattito sul suicidio assistito e sull’eutanasia, c’è chi cerca di far sentire la propria voce in difesa del diritto a una vita dignitosa. Alberto Guerrieri, padre di un ragazzo immobilizzato a seguito di un incidente, da quasi vent’anni si batte per difendere la possibilità di ricevere cure e assistenza per tutte le persone che ne hanno bisogno. La sua storia adesso è raccontata anche in un libro, pubblicato dalle edizioni Toscana Oggi. «Non voglio fare contrapposizioni ideologiche – sottolinea – però dico che se queste persone vengono abbandonate a loro stesse rischiano di trovarsi a fare, per disperazione, scelte drammatiche. Allora la morte non è più una scelta libera. Senza garantire la necessaria assistenza e la possibilità di inclusione sociale, legalizzare l’eutanasia rischia di essere un’istigazione al suicidio».«Non avrei mai pensato – racconta – di scrivere un libro. Mi sono trovato a farlo di notte, per mettere sulla carta i miei pensieri. Non è una testimonianza, è un libro scritto per necessità, come una terapia». Il volume raccoglie anche gli atti dei convegni promossi in questi anni dall’associazione dirittovitadignitosa.it che Guerrieri ha fondato per portare avanti le sue iniziative dalle quali è nata anche la proposta di legge sul «dopo di noi», per assicurare l’assistenza ai disabili dopo la morte dei genitori: un’idea divenuta legge dello stato, per la quale Guerrieri ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica al merito civile. Pagine che sono anche un’invocazione di aiuto. Agli uomini, alla politica, alla società, ai mass media. E anche a Dio. Il libro si intitola «Invisibili come Dio Padre»: dedicato ai dimenticati, a chi non ha voce. «Dio nessuno l’ha mai visto», ci dice il Vangelo di Giovanni: «proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato». È Cristo quindi che ci rivela il volto di Dio: un volto che oggi possiamo riconoscere in quello di chi soffre, di chi non ce la fa da solo e ha bisogno di assistenza continua.