Economia

Sudan, Save the Children: violenze e fame, intervenga comunità internazionale

Il documento-appello sulla malnutrizione nel Paese africano che da mesi sta attraversando un conflitto interno.

“Anche prima dell’inizio del conflitto, la carenza di fondi aveva portato il Sudan a esaurire quasi completamente le scorte di pasta di arachidi ad alto contenuto calorico e di micronutrienti, essenziali per il trattamento della malnutrizione, tra cui Plumpy’Nut e Plumpy’Sup. A maggio l’unica fabbrica del Sudan per la produzione di Plumpy’Nut è stata rasa al suolo. La fabbrica, che riforniva agenzie umanitarie come Save the Children e il Programma alimentare mondiale (Pam), produceva circa 10.000 tonnellate di pasta all’anno”. Lo scrive oggi Save the Children in un documento-appello sulla malnutrizione nel Paese africano che da mesi sta attraversando un conflitto interno.

“Dall’inizio del conflitto, decine di magazzini che conservavano cibo per il Pam e per organizzazioni umanitarie come Save the Children sono stati razziati; a maggio il Pam ha dichiarato che almeno 14 milioni di dollari di scorte alimentari erano stati saccheggiati, e decine di camion dell’agenzia Onu sono rimasti bloccati ai punti di frontiera, con ritardi che stanno aggravando ulteriormente la crisi”.
“Non avremmo mai pensato di vedere così tanti bambini morire di fame in Sudan, ma questo oggi è diventato realtà. I bambini gravemente malati arrivano tra le braccia di madri e padri disperati nei centri di nutrizione di tutto il Paese e il nostro personale ha poche opzioni a disposizione per curarli. Vediamo bambini che muoiono a causa di una fame del tutto evitabile”, ha dichiarato Arif Noor, direttore di Save the Children in Sudan.

“Il saccheggio dei magazzini delle Nazioni Unite, l’incendio della fabbrica di alimenti terapeutici e la mancanza di fondi hanno messo a dura prova le forniture di prodotti nutrizionali terapeutici in tutto il Paese. I nostri appelli sembrano cadere nel vuoto. Gli appelli di finanziamento per il Sudan rimangono finanziati solo al 27% e i partner in Sudan non sono ancora in grado di accedere ai fondi tanto necessari. Con l’accesso umanitario che si deteriora quotidianamente, la comunità internazionale deve farsi avanti e lavorare non solo per aumentare i finanziamenti, ma anche per trovare soluzioni collettive per garantire che il cibo e l’assistenza tanto necessari possano essere consegnati in sicurezza ai bambini e alle loro famiglie in tutto il Sudan, compresi quelli intrappolati dai combattimenti”.