Toscana
SUDAN, GOVERNO E RIBELLI SPLA FIRMANO ACCORDO CHE APRE LA STRADA ALLA PACE
“Dovrete vendere l’accordo alla vostra gente e mobilitarla perché lo sostengano”: così Hilde Farfjord, ministro dello sviluppo della Norvegia e mediatore dei negoziati di pace per il Sud Sudan, si è rivolto ai due firmatari dell’intesa raggiunta ieri sera con cui si apre la strada alla soluzione definitiva del conflitto in corso in Sud Sudan da oltre vent’anni. Convincere le frange più oltranziste dei rispettivi schieramenti e definire i particolari dell’accordo di pace globale sono i compiti che restano al vicepresidente sudanese Ali Osman Taha e al leader dei ribelli dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla), dopo che due anni di intensi negoziati hanno portato alla soluzione di tutte le questioni che avevano alimentato la guerra tra il sud (nero, animista e cristiano) e il nord arabo (bianco e musulmano).
La radio di Stato sudanese stamani ha fatto sapere che il vicepresidente Taha probabilmente in giornata tornerà a Khartoum per spiegare nel dettaglio i documenti firmati ieri. Garang invece al termine della cerimonia di ieri sera ha detto che dopo nove mesi (riferendosi ai colloqui diretti tra lui e Taha, iniziati nel settembre 2003) è stato “dato alla luce un bambino” che tuttavia “deve essere nutrito e fatto crescere”. Alcuni osservatori sottolineano come, nonostante le intese raggiunte tra le due parti, vi siano ancora elementi che mettono a rischio una pace ormai solo da formalizzare, secondo i più ottimisti. Tra questi spiccano il conflitto in corso da oltre un anno in Darfur e capace di provocare una grave crisi umanitaria (1 milione di sfollati, 130.000 profughi e migliaia di morti); e il fatto che molte anime del dissenso sud sudanese (la società civile e secondo alcune fonti di stampa internazionale almeno una trentina di gruppi armati minori) siano rimaste escluse dall’accordo di pace firmato a Naivasha.