Toscana

SUDAN-CIAD: SCONTRI ALLA FRONTIERA, SCAMBIO D’ACCUSE

“La situazione militare si deteriora” titola così un editoriale del sito web dell’emittente radiofonica Alwihda, vicina al fronte anti-governativo ciadiano, all’indomani degli scontri al confine tra Sudan e Ciad su cui circolano versioni contrastanti. N’djamena ha affermato di avere sconfitto i ribelli che, a bordo di un convoglio di 200 veicoli provenienti dalle loro basi sudanesi, avrebbero attaccato il villaggio di confine di Amdjérima, nella regione di Goz Béïda: almeno otto soldati ciadiani e numerosi ribelli sarebbero morti. “Il Ciad attende che la comunità internazionale condanni inequivocabilmente quest’aggressione nemica condotta dal Sudan contro il Ciad e adotti misure appropriate per obbligare il governo sudanese ad abbandonare i suoi piani espansionistici per destabilizzare il Ciad” si legge in una nota del ministero dell’Informazione ciadiano che attribuisce l’attacco ai ribelli dei principali movimenti anti-governativi attivi nell’est: la Convenzione nazionale ciadiana (Cnt), la Coalizione delle forze democratiche (Rafd) e l’Unione delle forze per la democrazia e lo sviluppo (Ufdd).

Diversa la versione di Khartoum che ha accusato le truppe di terra ciadiane di avere attraversato il confine con l’appoggio di sette veicoli cingolati e 140 fuoristrada armati e di avere attaccato i soldati sudanesi, uccidendone 17, ferendone 40 e provocando vittime anche tra i civili, prima di essere respinti. Anche i ribelli della Cnt hanno confermato gli scontri in un comunicato di cui la MISNA ha preso visione, accusando però il governo di N’djamena di avere attaccato le loro posizioni “violando gli impegni assunti a TripolI”. “Dopo sei ore di resistenza, le nostre forze sono state dislocate in nuove posizioni e il nemico rimane alla nostra portata” si legge nella nota siglata dal loro comandante militare Mahamad Hassan Kokiss, che sostiene di aver perso tre veicoli e 10 uomini e di avere distrutto 35 mezzi governativi e ucciso numerosi soldati. Gli scontri avvengono due mesi dopo che il presidente del Ciad Idriss Deby e il suo omologo sudanese Omar Hassan al-Beshir hanno siglato un patto di non aggressione nella capitale libica Tripoli riconfermando gli impegni assunti nel febbraio 2006, ma rimasti solo sulla carta. Di fatti, i due paesi si sono sempre accusati reciprocamente di sostenere economicamente e militarmente le rispettive ribellioni interne.

Misna