Toscana
Su fede e cultura la riflessione dell’Ac
Il vescovo di Livorno ha analizzato la relazione che esiste nel pensiero cristiano tra verità e libertà, sintetizzata nella frase evangelica «La verità vi farà liberi», per evidenziare che sulla tensione bipolare che emerge da questo rapporto si basa lo sviluppo di una cultura. Si può affermare che dove c’è verità c’è assenso oggettivo e dove c’è libertà c’è scelta soggettiva. «Nella cultura occidentale dominante ha proseguito Coletti s’intende la libertà come la massima assenza di condizionamenti e la possibilità di perseguire il massimo possibile del benessere individuale»; nella fede cristiana, invece, la verità centrale non è un principio astratto, ma una persona vivente, Gesù Cristo, ovvero la mossa imprevedibile di Dio. La verità, quindi, nel pensiero cristiano è il risultato di un incontro, si presenta come inesauribile, non schematizzabile in modo definitivo. In questa prospettiva, per un dialogo tra le culture, monsignor Coletti chiede di uscire dall’alternativa secca tra relativismo e intolleranza che caratterizza la cultura attuale.
La verità, quindi, non può essere concepita né come un punto geometrico, che può essere attraversato indifferentemente in tutte le direzioni (relativismo), né come una sfera all’interno della quale è compreso tutto in modo definitivo (intolleranza), senza possibilità di variazioni successive, ma come un’iperbole dai confini precisi ma aperta all’infinito, rivolta ad una dimensione della verità mai chiusa su se stessa.
Il professor Tani, economista dell’Università di Firenze, ha offerto la sua riflessione sul binomio scienza e coscienza, due termini che ha definito particolarmente cari alla sua formazione. Il docente ha sostenuto che la scienza chiama in causa la coscienza nel momento in cui si decide su cosa sviluppare la ricerca scientifica. Occorre tenere presente che, in un mondo in cui le risorse sono limitate, i principi economici spesso indicano quali sono le ricerche realizzabili. In questo senso la ricerca scientifica ha proseguito il professore si intreccia con i principi economici che la indirizzano: questo può essere rischioso quando l’interesse economico contrasta con la ricerca del bene comune. Ha comunque voluto affermare la ricerca di base non può essere abbandonata, perché risulta necessaria allo sviluppo della ricerca applicativa, spesso privilegiata per motivi economici. Oggi la ricerca scientifica non è più considerata pregiudizialmente in contrasto con la fede: si è fatta strada l’opinione che la salvezza di Dio si serve anche delle «salvezze» a cui si riesce ad arrivare con la scienza. Il docente fiorentino ha poi concluso sostenendo l’analogia che esiste tra disuguaglianza sociale e disuguaglianza di conoscenza: entrambe aggravano lo squilibrio di condizioni esistenti nel mondo.
GIOVANI E POLITICA, A LUCCA CONVEGNO REGIONALE DI PASTORALE GIOVANILE