Italia

STUDENTI STRANIERI: SONO 38.000 IN ITALIA, ANCORA TROPPE DIFFICOLTÀ E RITARDI; LE PROPOSTE DELL’UCSEI

Le difficoltà economiche e gli alti costi degli alloggi, il problema dei permessi di soggiorno e della lingua, le scarse risorse per le borse di studio, la “discrezionalità” con cui i consolati e le ambasciate concedono i visti: sono solo alcuni dei tanti ostacoli che incontrano gli studenti stranieri in Italia. Erano 38.298 nell’anno accademico 2004/2005, una percentuale del 2,1% sull’intera popolazione universitaria, una incidenza tra le più basse in Europa (la media europea è del 6%). Anche se nell’anno 2005/2006 qualche piccolo segnale di ripresa c’è stato: 10.521 matricole sono ragazzi stranieri, il 2,86% dei nuovi iscritti totali. Ma molto è dovuto al fatto che il 25-26% sono i diplomati in Italia, quindi si tratta delle seconde generazioni dell’immigrazione. Ogni anno si laureano oltre 4000 stranieri. La maggior parte proviene dall’Europa dell’est, ma anche da Africa, Asia e America Latina. A segnalare i ritardi dell’Italia e a formulare nuove proposte è stata l’Ucsei, l’Ufficio centrale studenti esteri in Italia, nato negli anni ’60, che ieri ha voluto celebrare con un convegno a Roma, in Campidoglio, gli 80 anni del suo fondatore, don Remigio Musaragno. “L’Italia è in notevole ritardo – ha riconosciuto Alessandro Finazzi Agrò -, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata -. Dobbiamo fare uno sforzo per ampliare l’accoglienza”.

Nel luglio 2006 – ha ricordato il rettore di Tor Vergata – i ministri dell’Unione europea hanno firmato una raccomandazione della Commissione nella quale si impegnano a favorire l’afflusso di studenti stranieri, “da accogliere non come rifugiati, ma come ‘ambasciatori’ dei loro Paesi, per poi facilitarne il reinserimento nella futura dirigenza”.

Tra le proposte dell’Ucsei: “una politica dei visti d’ingresso da parte dei consolati e delle ambasciate più amichevole nei confronti degli studenti – ha spiegato don Remigio Musaragno, presidente dell’Ucsei -. C’è ancora troppa burocrazia e discrezionalità, che scoraggia molti ragazzi a venire a studiare in Italia”. L’Ucsei chiede anche “l’aumento delle quote destinate alle borse di studio; il sostegno ai giovani che vogliono rientrare in patria, consentendo loro di lavorare come cooperanti o volontari nei progetti di cooperazione italiana”. Da segnalare, inoltre, “lo scandalo dei permessi di soggiorno, che gli studenti potrebbero richiedere direttamente all’università anziché in questura – ha precisato Giampiero Forcesi, dell’Ucsei -. Bisognerebbe anche dare loro la possibilità, appena laureati, di un permesso di soggiorno di lunga durata come accade in Francia, altrimenti sono costretti a rientrare subito dopo la laurea”. Sir