Dobbiamo essere capaci di condividere il dolore, inventare gesti e parole di accoglienza e compassione come hanno scelto di vivere i nostri cari, deceduti a Nassiriya, come operatori di pace, che credevano con serena fermezza di poter aiutare la popolazione locale a voltare pagina, nella prospettiva di una normale e serena quotidianità. Il loro sacrificio è di esempio per tutti noi. Lo ha detto mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, celebrando questa mattina a Roma, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, una messa in ricordo delle 19 vittime di Nassiriya. La pace ha affermato mons. Pelvi – è il grande tesoro che non dobbiamo lasciar strappare dalle nostre coscienze, neppure da parte di terroristi, che vanno fronteggiati con il coraggio e la determinazione di cui siamo capaci; ma che non odieremo, anzi, non ci stancheremo di far loro capire che l’impegno dell’Italia, compreso il suo coinvolgimento militare, è orientato a promuovere una convivenza umana in cui ci siano libertà e diritto per ogni popolo, cultura e religione. Salvaguardare la dignità dell’uomo non significa solo non ucciderlo o non torturarlo ma anche dare alla fame e sete di giustizia e libertà che è in lui la possibilità di essere saziate. Il ricordo di Nassiriya ha concluso – esige il dovere della memoria il cui insegnamento contribuirà a rendere sempre più umano l’uomo.Sir