Lucca
Storie che dicono: è possibile mettere al centro la persona, non il denaro
Qui sentiamo Riccardo lavoratore precario. La pandemia ha devastato ancora di più la sua vita di lavoratore precario avendo perso il lavoro perché aveva un contratto a termine. Il giorno della sua definitiva uscita dal lavoro gli sembrava di morire, perché le scadenze mensili rimanevano intatte e con la moglie dovevano far fronte alla vita di una famiglia di 4 persone. Ha scoperto la parrocchia in questo drammatico frangente poiché i volontari della parrocchia avvertiti da alcuni vicini di casa di Mauro hanno cominciato ad andare da lui e capire la situazione portando solidarietà materiale, vicinanza di amicizia e sostegno. Ora anche lui dona alcune ore della sua settimana alla mensa dei poveri come gesto di solidarietà e come contagio virale di carità. I due bimbi di Mauro stanno riprendendosi anche da una forte depressione poiché la situazione della famiglia li ha caricati interiormente di un peso insostenibile. Mauro ci ricorda anche chi non ce l’ha fatta. Ricorda con gli occhi lucidi il suo amico Michele, lavoratore del settore cinema-teatro, che ha preferito togliersi la vita. Ma Papa Francesco indica una soluzione nel creare una «impostazione diversa, basata sulla giustizia e sulla solidarietà…se ciascuno farà la propria parte, se tutti metteranno sempre al centro la persona umana con la sua dignità e non il denaro».
Rispetto a questa strada di speranza raccogliamo la domanda di Marco, giovane e lui dice cronico disoccupato: «Perché il Mondo della politica sa solo fare castelli di chiacchere e non pensare concretamente a nostri problemi? Quando fare un progetto industriale decennale, di crescita, di sviluppo serio?» e poi mi chiede: «Voi della chiesa non ci abbandonate e non lasciate solo quell’uomo vestito di bianco che risiede a Roma e che lotta per noi».
Toccare la vita della gente significa ascoltare le ferite dell’umanità ed è forse questo il Vangelo del Dio vivente che un cronista deve registrare nella cronaca del mondo.