Vita Chiesa
Storia e Vangeli: che giorno è avvenuta l’Ultima Cena?
Da quando la Costituzione conciliare Dei Verbum (al numero 12) ha sancito l’importanza dello studio dei generi letterari e della ricerca storica per l’interpretazione della Bibbia, gli studi critici dei passi biblici, specie dei più significativi per i credenti, è fiorito. Non ci dobbiamo dunque spaventare se anche il cuore dell’annuncio evangelico, ovvero passione morte e resurrezione, è oggetto di particolare interesse per gli studiosi, ma anzi, la conoscenza degli studi fatti in proposito non può che risvegliare il desiderio di comprendere quella ricchezza infinita che è la Parola di Dio.
Così nel corso del convegno di studi biblici e archeologici che si è tenuto presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale lo scorso 6 marzo, la datazione dell’ultima cena è stato argomento molto dibattuto.
Di fatto i Vangeli ci presentano cronologie diverse e incongruenti tra loro, che hanno suscitato l’interesse di molti studiosi del novecento. Mons. Benedetto Rossi, docente della Facoltà, e relatore al convegno, ha presentato una soluzione della datazione dell’ultima cena mutuata dalla studiosa Annie Jaubert (The Date of the Last Supper, Staten Island, Alba House, 1965), che tenta di armonizzare i dati all’apparenza contrastanti presenti nei Vangeli. Certamente tale operazione non è condivisa da tutti, ma resta un’ipotesi interessante, tanto che anche Benedetto XVI la cita all’interno del suo libro su Gesù di Nazareth.
Annie Jaubert sostiene che l’ultima cena di Gesù non può essere avvenuta di giovedì, la sera in cui nel tempio si immolavano gli agnelli, ovvero la vigilia di Pasqua, bensì il martedì, data molto più plausibile per la cronologia del Vangelo di Giovanni il quale afferma che la mattina in cui Pilato giudicò Gesù, gli ebrei non avevano ancora mangiato la Pasqua (Gv 18,28).
Per Jaubert è poi inverosimile che eventi quali le varie sedute davanti il Sinedrio, Pilato ed Erode, la persuasione della folla, il confronto con Barabba e la flagellazione si siano svolti in solo 12 ore, così come ci presentano i sinottici, i quali fanno pensare, discostandosi da Giovanni che Gesù abbia celebrato la Cena, sia stato arrestato, condannato a morte e crocifisso durante il giorno di Pasqua. Ipotesi quest’ultima non avvalorata dalle norme del diritto processuale ebraico (Mishna, Sahn 4,1), le quali infatti proibivano di tenere sedute di processo alla vigilia di un sabato o di una festività poiché il verdetto nelle cause capitali, come era quella di Gesù, doveva essere emesso, se di condanna, il giorno successivo, cosa che diveniva impossibile in quanto festa. In ultimo, i Sinottici descrivono gli eventi che vanno dalla Domenica delle Palme fino al Martedì con grande accuratezza, mentre restano in silenzio per i due giorni che li separano dal Giovedì dell’ultima cena. Questa ulteriore incongruenza fa ritenere alla studiosa che la cronologia dell’ultima cena possa presentarsi all’incirca così: martedì sera, ultima cena e arresto, mercoledì prima seduta del processo al sinedrio, giovedì prima seduta davanti a Pilato e invio a Erode, venerdì seconda seduta davanti a Pilato, condanna, crocefissione e morte all’ora nona.
Ma su cosa si fonda questa ipotesi cronologica? Annie Jaubert crede che Gesù possa aver seguito un antico calendario solare, ritrovato nel libro dei Giubilei, nel libro di Enoch e in alcuni testi di Qumran, e non il calendario ufficiale lunare. Questo particolare calendario di 364 giorni fissava la Pasqua sempre di Mercoledì, dato che salverebbe entrambe le tradizioni, sia quella sinottica che quella giovannea e farebbe della cena di Gesù al martedì sera una vera cena Pasquale. Inoltre alcuni testi cristiani antichi come la Didascalia degli Apostoli, Sant’Epifanio e la Didachè, testimoniano che la tradizione delle prime comunità cristiane vedeva svolgere le celebrazioni dal martedì al venerdì.
Certamente potremmo chiederci per quale motivo Gesù dovesse seguire questo calendario e non quello ufficiale e i dubbi restano molti, tuttavia l’ipotesi di Jaubert non può essere liquidata con facilità sebbene anche una sua accoglienza indiscriminata comporti seri problemi.
Uno studioso che ugualmente ha voluto tentare una cronologia dell’ultima cena, è J.P. Meier (Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico Vol I, Le radici del problema e della persona, Queriniana, 2001). Egli dimostra che non è possibile un’armonizzazione delle due tradizioni, sinottica e giovannea, e rifiuta l’idea del calendario solare offerta da Jaubert. Così per Meier è necessario scegliere tra Sinottici e Giovanni e la sua scelta va in favore della cronologia di Giovanni. La morte di Gesù non è avvenuta il giorno della Pasqua, ma alla vigilia, mentre nel tempio venivano immolati gli agnelli, coincidenza che i cristiani hanno in seguito facilmente letto con un significato teologico ben più profondo.
Allora, se la cena di Gesù non è stata una cena di Pasqua, perché i sinottici ce la presentano così? Meier sostiene che in realtà anche nei Sinottici la cena di Gesù abbia poche connotazioni pasquali, e più probabilmente i redattori dei vangeli hanno voluto fare una narrazione che fosse anche teologica degli eventi. Tuttavia i racconti della cena lasciano tutti intravedere la singolarità di quell’evento, un evento di cui Gesù aveva piena consapevolezza. Quello sarebbe stato l’ultimo pasto con gli apostoli prima della passione, aveva dunque una particolarissima rilevanza. La Pasqua ebraica non poteva essere celebrata con il suo rituale, in quanto sarebbe stata il giorno successivo, ma quella cena nella coscienza di Gesù era la nuova Pasqua, la donazione di sé, il compimento dell’antico rituale. Era dunque la cena di Pasqua? Non lo era per il calendario ebraico, ma lo diveniva nella prospettiva della Nuova Alleanza.
*Presidente dell’associazione «Le porte di Sion»