Prato

Stefanino d’oro, Prato premia la sua tradizione

La cerimonia di premiazione ha avuto come ospite principale il ministro del lavoro Giuliano Poletti, che si è detto «felice di poter premiare aziende che danno “lavoro buono”. Questa – ha aggiunto – è davvero una buona iniziativa perché premia non solo chi dà lavoro e ha fatto innovazione, ma allo stesso tempo si premiano imprese che nella loro relazione hanno al centro la persona, i lavoratori e il rispetto delle regole. Oggi abbiamo premiato aziende che hanno una lunga storia e ciò dimostra che chi lavora nelle regole ha buoni risultati imprenditoriali. Questo significa – ha detto il Ministro – che non bisogna infrangere le regole per sopravvivere. Io non ho mai visto una impresa che cresce e che cresce bene infrangendo le regole».

«La presenza del Ministro – ha detto il presidente della Camera di Commercio, Luca Giusti – dà un significato forte a questo premio, rivolto a tutti i lavoratori, perché sono loro che rappresentano il tessuto economico della città. Lo Stefanino è un riconoscimento che serve a ricordare come si possa lavorare e creare prodotti di grande valore con passione, ma nel rispetto delle norme».Anche il vescovo Franco Agostinelli ha voluto ricordare come «l’etica, e non l’eccellenza tecnica, sia al centro del nostro interesse come comitato di valutazione. Il lavoro è un fatto serio, direi sacro – ha affermato il Presule – perché Dio è il grande lavoratore. Chi impegna le proprie energie, capacità e risorse nel lavoro credo che compia un gesto di alto valore morale e religioso. E noi oggi premiamo questi sforzi». «Il periodo che stiamo vivendo è complesso, lo sappiamo – ha sottolineato il sindaco Matteo Biffoni – la crisi c’è ancora, ma dovete sapere che quando dobbiamo decidere quali aziende premiare la scelta è sempre ardua, perché sarebbero molte. Ciò dimostra la vitalità del nostro territorio. Siamo ancora capaci di esprimere idee, voglia e passione nel lavoro. Ma allo stesso tempo sappiamo che non esistono ricette semplici a domande complesse, c’è ancora tanto da fare e non sono poche le persone che bussano al mio ufficio lamentando la mancanza di un lavoro. Questo è il motivo che mi spinge a dire che dobbiamo essere vicini a chi crea posti di lavoro».Per la presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Fabia Romagnoli, «quella di oggi è una festa della città, ormai un appuntamento tradizionale. Penso sia giusto continuare a organizzare e mettere risorse in questo tipo di iniziative, ci servono a focalizzare quali siano i nostri valori fondanti: la difesa della persona, la tolleranza e la solidarietà».Presente anche il prefetto uscente, Maria Laura Simonetti (andrà a dirigere la sede di Lucca dal prossimo 13 febbraio, al suo posto arriverà un’altra donna, Rosalba Scialla) salito sul palco per portare il proprio saluto alla città. I nomi delle tre aziende vincitrici sono stati resi noti lo scorso 26 dicembre, festa del patrono Santo Stefano, al termine del solenne pontificale celebrato nella cattedrale di Prato. La scelta del Comitato di valutazione, composto dagli enti promotori e da alcuni membri tecnici, quest’anno è stata nel segno della storia e del rapporto diretto con il territorio. Cap è la cooperativa di autotrasporti di Prato, la società che con i suoi bus collega l’intera città e accompagna i pratesi nelle gite e nei viaggi in Italia e all’estero. Il Biscottificio Antonio Mattei, conosciuto non solo in città ma nel mondo con il nome di «Mattonella», è il forno che 160 anni fa ha «inventato» i biscotti di Prato e li ha fatti conoscere a livello internazionale. Il Lanificio Cangioli è tra le imprese storiche del distretto tessile, un nome conosciuto nel settore da oltre un secolo e mezzo.I tre vincitori sono stati scelti da una rosa di 34 candidati. Di questi, 24 nominativi sono arrivati tramite le segnalazioni via web inviate dai cittadini. Si tratta della principale novità di questa settima edizione e che sarà ripetuta anche per la prossima: chiunque può segnalare il nome di una azienda meritevole del premio attraverso il sito della diocesi di Prato.

Grande soddisfazione è stata espressa dai titolari delle tre aziende vincitrici. Il presidente Cap Giuseppe Gori ha ringraziato i 332 soci e gli oltre quattrocento lavoratori della cooperativa che dal 1945 permette ai pratesi di spostarsi in città e non solo. «L’impegno continua, anzi aumenta – ha detto Gori – dal 2013 a oggi con il consorzio CTT abbiamo acquistato 50 nuovi bus e altri dieci sono in arrivo, per un totale di 7 milioni e 300mila euro». Il Presidente ha anche accennato alla gara per il trasporto pubblico regionale che vede contrapporsi il consorzio di imprese toscane, tra cui Cap, e i francesi Ratp: «Il nostro competitor non è una impresa ma un ente dello Stato francese, vorrei che non solo i giudici, a cui abbiamo fatto ricorso, ma anche la politica riflettesse su questo punto – ha osservato Gori – perché si rischia di perdere esperienze, professionalità e voglia di fare presenti nei nostri territori».

Per il Lanificio Cangioli hanno ritirato il premio i fratelli Vincenzo e Sabina Cangioli, la quinta generazione al comando di una azienda presente a Prato fin dalla metà dell’Ottocento. Vincenzo, visibilmente emozionato, ha voluto ricordare il padre per «il continuo insegnamento dell’onestà e del rispetto delle persone». L’imprenditore ha voluto ringraziare anche Prato, «perché la spinta all’innovazione viene da questa città, che tutti i giorni ci sprona a essere dinamici e competitivi».

Sul palco anche i quattro fratelli Pandolfini, Francesco, Marcella, Elisabetta e Letizia, titolari del Biscottificio Antonio Mattei, meglio conosciuto a Prato e nel mondo con il nome di «Mattonella». «Siamo il negozio più antico della città – ha detto Francesco Pandolfini, ricordando che a breve ricorreranno i 160 anni dall’apertura del forno che produce i biscotti di Prato – e per noi è un grande orgoglio ricevere questo Premio, che ci stimola e sprona a fare sempre meglio. La nostra azienda prende vita dalle persone che ci lavorano. Tramite loro la tradizione del biscotto di Prato è arrivata fino ai nostri giorni».